L’Italia è l’unico paese in Europa ad aver realizzato un ampio mercato di cessioni dei crediti d’imposta, e il caso viene studiato anche dal punto di vista dell’impatto sui conti pubblici. Che, spiega il direttore del dipartimento statistiche sulla finanza pubblica di Eurostat, Luca Ascoli, riguarda esclusivamente il deficit.
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Il tax credit, considerato come pagabile o meno (è una questione contabile), non rappresenta mai debito pubblico. Il punto chiave è dunque la classificazione dei crediti d’imposta.
La classificazione dei tax credit
Nell’aggiornamento Eurostat sul disavanzo e sul debito pubblico di febbraio, c’è una nuova sezione dedicata ai crediti d’imposta e alla loro classificazione contabile, come pagabili o non pagabili. Sono pagabili i tax credit per cui la spesa da parte del governo sorge al momento dell’evento generatore del credito, mentre i non pagabili non provocano una spesa immediata ma riducono le entrate statali future.
La definizione di criteri e regole precise è oggetto di interlocuzione da anni fra Eurostat e Istat, anche per esempio in relazione all’applicazione del Superbonus e all’impatto del mercato della cessione dei crediti d’imposta.
In ogni caso, spiega Ascoli, ai fini dell‘impatto sui conti pubblici, l’ammontare della spesa non cambia. Se un credito fiscale vale 100 ed è pagabile, la spesa di 100 è da iscrivere tutta nell’anno in cui il credito sorge. Se, invece, il credito vale 100 ma è spalmabile in cinque anni (è il caso del Superbonus), la spesa è del 20% per ogni anno, ma la cifra finale di 100 resta la stessa.
Manuale ISTAT sui bonus fiscali
Entro marzo uscirà un manuale ISTAT con la classificazione precisa dei bonus edilizi. Conterrà i criteri per la trasferibilità, la compensazione con qualsiasi tipo d’imposta, e la differibilità di fruizione nel tempo, e le relative stime d’impatto. L’aggiornamento del manuale avviene ad intervalli prestabiliti, la versione attesa entro inizio marzo «sarebbe dovuta uscire a inizio 2023 e la prossima uscirà nel 2027». E il piatto forte sarà rappresentato dal capitolo sul tax credit, per «garantire un’iscrizione corretta e armonizzata del trattamento contabile degli stati membri».
Il mercato della cessione dei crediti
Nel frattempo il mercato bancario dei crediti fiscali continua a essere bloccato, ha ricordato il direttore Abi, Giovanni Sabatini, sempre in audizioni in commissione al Senato nell’ambito dell’indagine conoscitiva sugli strumenti di incentivazione fiscale con particolare riferimento ai crediti d’imposta. Lo stallo delle operazioni di cessione dei crediti, sottolinea Sabatini, «desta preoccupazione per le conseguenze economiche che potrebbero ricadere sulle tante imprese edili che hanno effettuato i lavori con lo sconto in fattura e sui contribuenti committenti».
Sabatini, in audizione, sottolinea anche gli effetti positivi dei bonus edilizi: «il meccanismo della cessione del credito fiscale (unitamente allo sconto in fattura) ha costituito un volano per favorire la crescita degli investimenti agevolati e, per questa via, ha sicuramente contribuito in misura significativa al recupero del Pil». Ma le modifiche legislative che si sono poi susseguite, e il «massiccio ricorso al meccanismo della cessione del credito da parte del mercato (famiglie e imprese), hanno generato un problema di sostenibilità di tali operazioni in termini di capacità fiscale» delle banche per esempio.
Secondo il direttore generale dell’ABI, «Il problema della saturazione della capienza fiscale si manifesterà in tutta la sua intensità a partire dall’annualità corrente», il 2023 quindi, perché «le operazioni di acquisto effettuate nel 2021 (anno di effettivo avvio delle acquisizioni) si aggiungono a quelle del 2022, e perdurerà fino al 2026/2027 (ossia l’ultimo dei cinque anni in cui è possibile utilizzare i crediti a più veloce recupero, ossia quelli derivanti dal Superbonus)». Lato imprese, «secondo le stime dell’Associazione Nazionale dei Costruttori Edili (ANCE), le imprese in forte crisi di liquidità a causa della quasi totale sospensione delle operazioni di cessione dei crediti legati ai bonus edilizi sarebbero circa 25mila».
Le proposte di Abi
Abi chiede una serie di modifiche normative, ad esempio in materia di sequestro dei crediti di imposta presso il cessionario acquirente in buona fede, segnalare che è ancora atteso il decreto del ministro dell’Economia e delle finanze sulla possibilità per i contribuenti di effettuare versamenti tramite modello F24 di qualsiasi imposta, tassa o contributo, comunque denominati. Insieme ad Ance ha elaborato una proposta per una nuova modalità di utilizzo in compensazione dei crediti d’imposta 2021 e 2022 non ceduti.
Infine, sulla questione della classificazione contabile, secondo l’ABI «la decisione in merito all’eventuale cambio di classificazione dovrebbe essere assunta avendo a disposizione evidenze numeriche quanto più possibile complete e temporalmente estese delle “perdite” relative ai crediti d’imposta subite dai soggetti titolari, in particolare le imprese operanti nel settore delle costruzioni. Diversamente, la decisione potrebbe basarsi su dati che non riflettono ancora la situazione attuale, con il rischio che, in un prossimo futuro, l’osservazione empirica potrebbe smentire le impostazioni contabili assunte».