La bolletta della TARI inviata dal Comune può essere impugnata direttamente, anche prima della scadenza ed anche senza accertamento specifico. Lo afferma la Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 1797 del 20 gennaio 2023, che legittima la richiesta di un contribuente, nello specifico una struttura alberghiera.
Cosa dice la Cassazione
Secondo la Cassazione, i principi costituzionali di buon andamento della Pubblica Amministrazione e di tutela del contribuente prevedono la possibilità di impugnare tutti gli atti adottati dall’Ente impositore, che portino a conoscenza del contribuente una pretesa tributaria ben individuata.
Il motivo di impugnazione oggetto dell’ordinanza è quini fondato, anche perché non viene preclusa al contribuente la facoltà di impugnare atti impositivi atipici, purché contengano le ragioni fattuali e giuridiche di una specifica pretesa tributaria.
Tale facoltà, tuttavia, non esclude l’onere di impugnare successivamente l’atto impositivo tipico, per evitare il consolidamento della pretesa dell’ente impositore, tanto che l’impugnazione dell’atto tipico fa venir meno l’interesse alla decisione sull’atto impugnato in via facoltativa.
In ultima analisi, contenendo già la pretesa impositiva del Comune, la bolletta TARI è di per sè un atto impugnabile davanti agli organi della Griurisdizione Tributaria.