L’Opzione Donna torna al centro del dibattito politico, con potenziali modifiche rispetto alla novità della Manovra 2023. La richiesta di dietro-front temporaneo sulle nuove limitazioni arriva dal Milleproroghe: tra i 1.200 emendamenti al decreto omnibus, il PD ha avanzato quella di proroga dei requisiti e delle regole 2022.
Sullo sfondo, i lavori avviati presso il Ministero per la tanto attesa riforma del sistema previdenziale. Vediamo le novità dell’ultima ora sul dossier pensione donne.
Opzione Donna nel Milleproroghe 2022-2023
La mini-proroga mira a concedere la pensione anticipata non soltanto alle tre categorie oggi previste (caregiver familiari, inabili, esuberi aziendali) ma a tutte le lavoratrici, per le quali si richiede l’uscita con le precedenti soglie anagrafice (58 anni per le dipendenti e 59 anni per le autonome), sempre a fronte di un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni.
I costi della proroga piena sarebbero però troppo elevati: motivo per cui la ripropozione dell’Opzione Donna “classica” era stata stralciata dalla Manovra, che invece ha fissato l’uscita a 60 anni. Il compromesso potrebbe dunque essere quello di prevedere una proroga temporanea, per quanto il Governo preferisca perseguire strade strutturali.
=> Calcolo data della Pensione
In realtà, anche le forze di maggioranza si sono espresse in più occasioni a favore di un meccanismo del genere, per cui non è detto che l’emendanto al Milleproroghe non possa essere accolto, magari con modificazioni che si coordino con le linee guida della riforma pensioni 2023-2024.
Opzione Donna nella Riforma Pensioni 2023
I lavori della riforma previdenziale sono in effetti partiti proprio in questi giorni, con il primo tavolo tecnico tenutosi il 19 gennaio con le parti sociali ed il prossimo fissato per il 7 febbraio, proprio per parlare della pensione delle donne oltre a quella dei giovani.
Già nel primo vertice è emersa la volonta di garantire la flessibilità in uscita alle fasce più deboli della popolazione e, accanto agli addetti a mansioni usuranti e gravose, si è parlato anche di donne, con riferimento proprio al destino della tanto dibattuta Opzione Donna.
Il Ministro del Lavoro, Marina Calderone, è ben consapevole di quanto sia stato impopolare l’intervento sulla misura in Manovra, che per molti è stato visto anche come un atto discriminatorio verso le donne senza figli, per le quali i requisiti restano pieni a 60 anni nel 2023 rispetto alle lavoratrici madri, che possono ottenere fino a due anni si “sconto” se hanno due o pià figli.
Detto questo, durante i colloqui con i sindacati Calderone ha confermato sì la volontà di “trovare misure per rivedere alcuni passaggi della norma” (tradotto, significa intervenire in minima parte ma non ritornare indietro) ma senza marcia indietro, anzi: il Governo guarda avanti, per trovare la quadra e l’equilibrio tra sostegno ai lavoratori e tutela dei conti pubblici.
“Basta interventi tampone”, avrebbe dichiarato il Ministro, ribadendo la volontà di intervenire ma con misure strutturali, per “inquadrare gli interventi fatti in Legge di Bilancio”.
In attesa che le nuove misure prendano dunque forma, l’emendamento del Pd al Milleproroghe permetterebbe di ripescare le vecchie regole, magari per un arco di tempo limitato, così da consentire l’uscita ad una platea di beneficiarie più estesa rispeto a quella attuale, limitata a pochissime “fortunate”, le quali – è bene ricordarlo – pur di uscire qualche anno prima subiscono un taglio della pensione maturata molto pesante, anche del 20-25%.
Una prospettiva che per gli uomini è stata scartata nel giro di pochi giorni di dibattito quando se ne era parlato nei mesi scorsi (era la proposta di “Opzione Uomo”), poi sostituita dalla Quota 103 inserita nella Legge di Bilancio per il 2023.