Obbligo di lealtà dei dipendenti nei confronti dell’azienda per la quale viene svolto il proprio lavoro? Un dovere imprescindibile, anche sul Web. Pena, il licenziamento.
Questo è l’appiglio al quale si è ispirata l’azienda Michelin di Cholet (Loira) per licenziare un proprio dipendente, reo di aver palato male della stessa impresa su Internet.
In particolare sembra che due dipendenti abbiano criticato in rete la propria condizione lavorativa e salariale, lamentandosi di uno stipendio eccessivamente basso.
Il primo è stato licenziato, il secondo non ha subito la stessa sorte ed al momento risulta “solamente” sospeso dal suo ruolo lavorativo.
I dettagli sono stati rilevati dal sindacato Cgt che, ovviamente, ha fatto ricorso al tribunale del lavoro per ripristinare la posizione lavorativa del protagonista di questa curiosa vicenda.
Le tesi del sindacato è chiara: per licenziare un dipendente non è sufficiente venire a conoscenza di una sua esternazione, da casa e con il proprio computer, in cui si descrive la propria condizione lavorativa.
Ma è davvero così? Considerata la pervasività del Web, quale sono i confini tra pubblico e privato, tra social networks come spazio individuale e community come amplificatore della propria voce… seppur digitale?
Il punto cruciale – rivendicano i sindacati – è l’adeguamento normativo alla nuova realtà dell’Economia 2.0, che al momento non specifica gli obblighi del lavoratore in questi casi.