Gli ultimi dati dell’Osservatorio INPS sul Precariato restituiscono una fotografia del mercato dell’occupazione meno fosca di quanto si penserebbe.
Vero è che i numeri sulle nuove assunzioni si fermano ad ottobre 2022, ma è altresì da ammettere che nell’ultimo trimestre dell’anno appena chiuso le aziende erano ben consapevoli delle incertezze economiche in corso, della conclusione degli aiuti a pioggia dell’era post-Covid, del futuro di convivenza con inflazione e caro prezzi. Per cui, si tratta di numeri che offrono una base concreta per delineare i trend di medio periodo.
Non a caso, secondo il Bollettino Excelsior di Unioncamere e ANPAL, i nuovi ingressi stimati per lo scorso dicembre ammontavano a 329mila unità, destinate a salire fino a 1,2 milioni considerando il trimestre fino a febbraio 2023, con i contratti a tempo indeterminato che riguardano il 24% delle proposte stimate.
Vediamo i dettagli.
Lavoro: più assunti che licenziati
In base ai dati dell’Osservatorio INPS sui primi 10 mesi del 2022, restituiscono una certa fiducia i numeri relativi alle assunzioni attivate dai datori di lavoro privati, che sfiorano nei primi dieci mesi del 2022 i 7 milioni di nuovi contratti attivati, con un aumento del 14% rispetto all’anno precedente.
Record di stabilizzazioni
Record storico per le attivazioni dei contratti a tempo indeterminato, che hanno segnato +24% bissando i “clamori” del 2015. Le trasformazioni da determinato a indeterminato sono addirittura cresciute in un anno del +56%.
Nei primi dieci mesi del 2022, rileva l’Osservatorio, l’insieme delle stabilizzazioni (da contratti a termine e apprendistato in tempo indeterminato) ha raggiunto il picco degli ultimi dieci anni, superando il record 2019 generato dal “Decreto Dignità”.
Positivi anche i numeri che riguardano gli altri contratti, ossia le nuove assunzioni di intermittenti (+20%), in apprendistato (+14% e +6% di conferme a fine formazione), a tempo determinato (+13%), di stagionali (+11%) e di somministrati (+7%).
La rimonta dei somministrati
Nei primi dieci mesi del 2022, le assunzioni d lavoratori con contratto di somministrazione sono aumentate su base annua sia a tempo indeterminato sia a termine. Spicca l’aumento del 68% per quello stabili, contro un meno importante +5% per quelli a tempo determinato.
Lavoro occasionale ad un bivio
La revisione della disciplina sul lavoro occasionale, con il rilancio dei voucher lavoro per i settori ad alta stagionalità, potrebbe riservare grosse sorprese nel corso del 2023.
Nel frattempo, l’analisi INPS sui Contratti di Prestazione Occasionale (CPO) fino a ottobre 2022 registra 14.770 addetti, in calo annuo del 6% rispetto al 2021, con un importo medio mensile lordo pari a 236 euro in termini di remunerazione. I lavoratori retribuiti tramite Libretto Famiglia (LF), invece, erano alla stessa data 12.284, in flessione del 4%, con retribuzione media lorda di 180 euro al mese.
Cessazioni: il rovescio della medaglia
Non manca tuttavia qualche nota dolente. Se è vero che sono aumentate le assunzioni e si è ridotto il gap del precariato, è anche vero che sono aumentate del 21% (rispetto allo stesso periodo 2021) anche le cessazioni, con un trend uniforme per tutte le tipologie contrattuali: intermittenti (+34%), tempo determinato (+22%), apprendistato (+20%), stagionali (+19%), indeterminato (+18%) e in somministrazione (+16%).
Per tutti i dettagli, si possono consultare i numeri e le tabelle INPS dell’Osservatorio sul precariato.