Le prospettive della virtualizzazione mobile

di Marco Mattioli

16 Dicembre 2008 09:00

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La virtualizzazione mobile rappresenta una nuova frontiera per lo sviluppo di palmari e smartphone indipendentemente dall'ambiente operativo, favorendo il processo di migrazione tra sistemi diversi

In informatica la virtualizzazione individua tipicamente la definizione astratta di una risorsa solitamente disponibile in termini fisici. Seguendo tale approccio è dunque possibile agganciare diversi generi di risorse, siano esse software o hardware: spazi su disco fisso, aree di memoria, applicazioni, sistemi operativi e server.

La virtualizzazione mira in genere a massimizzare gli investimenti in hardware e a rendere più marcata la flessibilità operativa.

Uno dei suoi obiettivi principali è il miglioramento dell’efficienza delle infrastrutture tecnologiche aziendali.

Ma l’orizzonte comincia oggi a mutare e le prospettive ad ampliarsi, abbracciando non solo i tradizionali segmenti hardware e reti, ma anche il settore mobile.

Secondo Gartner, la virtualizzazione nel segmento mobile è un mercato emergente dalle forti potenzialità: entro il 2012, si prevede che il 50% dei nuovi smartphone sarà virtualizzato.

Di fatto, il costante sviluppo delle tecnologie mobili, infatti, sta portando le aziende a investire in nuove forme di comunicazione per restare al passo con l’evoluzione delle richieste di mercato, legate alla disponibilità di UMPC, smartphone e palmari sempre più potenti, con l’obiettivo di erogare servizi complessi sempre disponibili e puntuali.

Le imprese stano quindi puntando alla mobilità, mutando e rendendo capillare la collaborazione con i fornitori e l’interazione con i clienti. Nasce quindi l’esigenza di risultare più agili, per ridurre i tempi decisionali e tenere conto dei nuovi modelli di business che avanzano anche attraverso il Web.

E ciò senza inficiare le politiche di sicurezza che devono garantire il rispetto della privacy e proteggere senza incertezze il patrimonio dati.

MVP

In base a tali considerazioni, appare di rilievo il rilascio di una piattaforma mobile da parte di VMware, leader nel settore della virtualizzazione e considerata come realtà di riferimento per numerose aziende.

Mobile Virtualization Platform (MVP), questo è il nome assegnato al nuovo strumento, si rivolge in modo specifico ai dispositivi mobili per abbracciare anche applicazioni business e per la gestione di processi in tempo reale.

Viene infatti certificato per diversi sistemi operativi: Windows CE 5.0 e 6.0, Symbian 9.x, Linux 2.6.x, eCos, µITRON NORTi e µC/OS-I.
Uno dei suoi scopi primari è di coadiuvare le fasi di progettazione, sviluppo e vendita dei terminali mobili, accelerando quindi ulteriormente l’evoluzione di tale mercato.

VMware MVP ha il compito di virtualizzare una risorsa hardware mobile, coadiuvando così lo sviluppo di moduli software possibilmente indipendenti dall’hardware medesimo, favorendo il rapido passaggio verso sistemi operativi alternativi e con una conseguente riduzione dei costi mediante lo sganciamento dei driver dalla piattaforma utilizzata.

Una soluzione di questo tipo può tra l’altro risultare interessante anche in ambiti di sistemi operativi liberi, favorendo la diffusione di applicativi che altrimenti rimarrebbero ancorati solo a quelli commerciali ed offrendo maggiori elementi di scelta.

La piattaforma è stata implementata anche per ottenere buoni riscontri in termini di consumo di potenza e occupazione di memoria, aspetti da tenere sempre in debita considerazione. Ed il consumo energetico, ragionando in particolare sull’ultima generazione di device mobili, rappresenta un elemento importante, dato che l’arricchimento delle funzioni disponibili richiede necessariamente una maggiore quantità di potenza. Basti infatti considerare moduli come Wi-Fi, radio FM e ricevitori GPS, che sempre più frequentemente vengono installati in smartphone e palmari.

I terminali mobili vengono spesso utilizzati per memorizzare quantità rilevanti di informazioni di carattere privato o professionale e VMware MVP si propone di salvare i dati in insiemi di file che sono facilmente trasferibili su un altro sistema.

Tra i limiti attuali vi è la varietà di chipset ed ambienti disponibili, che implica inevitabilmente un ampio impiego di risorse e sforzi per il porting del software nel caso si desideri renderlo compatibile con sistemi differenziati.

VLX

Un’altra proposta nella direzione della virtualizzazione mobile giunge da VirtualLogix con VLX, anch’essa ideata per applicazioni dalle prestazioni elevate in tempo reale, e rivolta in particolare a dispostivi basati su System on Chip (SoC) ARM. Tale tecnologia consente la progettazione di sistemi embedded con dissipazione termica e consumi contenuti.

Le schede elettroniche che integrano tali sistemi si caratterizzano per la disponibilità di diverse interfacce I/O e la gestione di significativi quantitativi di memoria ROM e RAM, potendo integrare anche un coprocessore matematico per incrementare la capacità di elaborazione.
Diversi i sistemi operativi supportati, come Windows CE e Linux, che possono trovare applicazioni professionali come la scansione di sensori wireless e l’acquisizione di dati di vario genere.

Anche in questo caso si apre dunque la strada verso l’implementazione di terminali basati su sistemi operativi liberi, che agevolano una drastica riduzione dei costi, rispettando criteri di sicurezza elevata ed utilizzando un’architettura che ben si presta all’esecuzione di processi concorrenti nel rispetto di un’adeguata stabilità operativa.

OK Labs

Un ulteriore contributo giunge da Open Kernel Labs, anch’esso mirato a consentire l’esecuzione parallela di più sistemi operativi su un medesimo device mobile e basato su microkernel OKL4, completamente open source.

Ancora una volta, con OK Labs sono potenzialmente virtualizzabili diversi sistemi operativi in grado di operare con i processori ARM, assai diffusi in palmari e smartphone.

Conclusioni

Tra i vantaggi della virtualizzazione mobile, per gli utenti finali, vi è la possibilità di poter attivare profili differenziati sullo stesso terminale, riuscendo così ad utilizzarlo sia per motivi personali che per usi aziendali, esigenza che si sta affermando in modo crescente.

Con la virtualizzazione classica si possono ridurre gli investimenti e la moltiplicazione incontrollata di nuove macchine – riuscendo parallelamente ad ottimizzare l’uso delle risorse disponibili, a tutto vantaggio dell’affidabilità e della scalabilità di rete – con quella mobile ci troviamno di fronte a soluzioni tese a rendere realizzabile la prospettiva di poter far coesistere sul medesimo terminale mobile ambienti diversi tra loro, nell’applicazione del concetto di interoperabilità e rispettando la riservatezza di dati ed informazioni confidenziali.