Le imprese motore dell’Italia, la loro ripartenza post Covid è fra le «ragioni concrete» che, secondo il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, «nutrono la nostra speranza». Che però, da sola non basta: in un momento storico caratterizzato da sfide epocali «è necessario uno sguardo d’orizzonte, una visione del futuro».
Il Capo dello Stato declina questo futuro partendo da un’analisi della realtà che si concentra su specifici grandi temi: la nuova geopolitica (l’Europa, il Mediterraneo allargato, i rapporti con l’Africa), la crisi energetica e la svolta green, l’innovazione (tecnologica e sociale). Il primo auspicio per il 2023: il ritorno della pace in Europa.
E poi l’Italia, che come detto ha reagito prontamente alla crisi generata dalla pandemia, ma deve affrontare una serie di nodi importanti, sintetizzati in un’unica definizione («rimuovere gli ostacoli»), e poi declinati nei temi più rilevanti: il rafforzamento del servizio sanitario nazionale, la carenza di lavoro, la povertà minorile, l’investimento su scuola, università e ricerca scientifica, i giovani.
Ai giovani e alle donne sono rivolti diversi passaggi del tradizionale discorso di fine anno del presidente della Repubblica. Il quale non dimentica di sottolineare «una novità di grande significato sociale e culturale, che era da tempo matura nel nostro Paese», e oggi è «divenuta realtà»: il governo «guidato, per la prima volta, da una donna».
Il bilancio del 2022 e le sfide future
Nei primi passaggi del discorso di fine anno Mattarella tratteggia velocemente, ma con precisione, i fatti salienti degli ultimi mesi in Italia:
Lo scioglimento anticipato delle Camere e le elezioni politiche, tenutesi, per la prima volta, in autunno. Il chiaro risultato elettorale ha consentito la veloce nascita del nuovo governo, guidato, per la prima volta, da una donna.
Ma l’incipit vero e proprio, e forse non poteva essere altrimenti, è dedicato al fatto di essere, ancora, presidente della Repubblica. Perché il 2022 è stato, fra le altre cose, l’anno in cui Sergio Mattarella è stato eletto dal parlamento per il suo secondo mandato al Quirinale. In modo che lui stesso definisce inaspettato. Le parole precise: «in modo per me inatteso».
Un anno addietro, rivolgendomi a voi in questa occasione, definivo i sette anni precedenti come impegnativi e complessi. Lo è stato anche l’anno trascorso, così denso di eventi politici e istituzionali di rilievo.
Non si aspettava di essere ancora al Quirinale per il discorso di Capodanno 2022-2023. Senza troppe forzature, si può aggiungere che non lo auspicava nemmeno. Ma, a fronte della scelta dei grandi elettorali, ha prevalso la «responsabilità», valore a più riprese richiamato:
Riconoscere la complessità, esercitare la responsabilità delle scelte, confrontarsi con i limiti imposti da una realtà sempre più caratterizzata da fenomeni globali: dalla pandemia alla guerra, dalla crisi energetica a quella alimentare, dai cambiamenti climatici ai fenomeni migratori.
Qui Mattarella si sta rivolgendo direttamente alle forze politiche parlamentari, che «nell’anno di pochi anni si sono alternate al Governo pressoché tutte», in diverse coalizioni parlamentari. E’ una sintesi della legislatura conclusa con la crisi di Governo, e lo scioglimento delle Camere, dell’estate scorsa. L’attuale legislatura è cominciata in modo diverso: dopo elezioni politiche «tenutesi, per la prima volta, in autunno»,
il chiaro risultato elettorale ha consentito la veloce nascita del nuovo governo, guidato, per la prima volta, da una donna.
Ora, abbiamo già sottolineato, e lo faremo anche più avanti analizzando il discorso nei diversi passaggi salienti, il richiamo di Mattarella alla necessità di guardare al futuro, e non al passato. Ma ci permettiamo anche di ribadire che lo stesso Mattarella ha parlato della responsabilità delle scelte, inserendole nel contesto della grande complessità del presente.
La concretezza della realtà ha così convocato ciascuno alla responsabilità.
Ebbene, sottolineiamo la responsabilità della fine anticipata, in estate, a guerra in corso, di una legislatura che solo pochi (pochissimi?) mesi prima aveva portato alla rielezione di un presidente della Repubblica motivata dalla mancanza di alternative, ad eccezione di quella rappresentata da Mario Draghi, al quale però le forze parlamentari era restie a togliere la guida del Governo.
Dopodiché, andiamo oltre. Ci sono altri riferimenti alla responsabilità, nel discorso di Mattarella: la responsabilità dell’aggressore (la Russia di Putin), nella guerra in Ucraina. C’è una scelta di campo chiarissima, che guarda subito al futuro.
Non ci rassegniamo a questo presente. Il futuro non può essere questo.
Il ritorno della pace in Europa è uno dei primi obiettivi per il 2023:
La speranza di pace è fondata anche sul rifiuto di una visione che fa tornare indietro la storia, di un oscurantismo fuori dal tempo e dalla ragione. Si basa soprattutto sulla forza della libertà. Sulla volontà di affermare la civiltà dei diritti.
Qui, il piano di analisi si allarga fuori dall’Europa, e supera il concetto stesso di confini nazionali. La civiltà dei diritti è radicata «nel cuore delle donne e degli uomini. Ancor più forte nelle nuove generazioni». E’ una caratteristica fondante della cultura dei cittadini del mondo.
Lo testimoniano le giovani dell’Iran, con il loro coraggio. Le donne afghane che lottano per la loro libertà. Quei ragazzi russi, che sfidano la repressione per dire il loro no alla guerra.
La capacità di risorse preziose come la scienza, le istituzioni civili, la solidarietà concreta, di integrarsi e di produrre «fiducia e responsabilità nelle persone». Qui c’è una presa di posizione precisa:
Occorre operare affinché quel presidio insostituibile di unità del Paese rappresentato dal Servizio sanitario nazionale si rafforzi, ponendo sempre più al centro la persona e i suoi bisogni concreti, nel territorio in cui vive.
Lo scenario globale, per larghi versi inedito, all’interno del quale «misuriamo il valore e l’attualità delle nostre scelte strategiche: l’Europa, la scelta occidentale, le nostre alleanze. La nostra primaria responsabilità nell’area che definiamo Mediterraneo allargato. Il nostro rapporto privilegiato con l’Africa. E’ il vero contesto dell’attualità. Ed è importante definirlo con precisione, perché
Dobbiamo stare dentro il nostro tempo, non in quello passato, con intelligenza e passione.
Per farlo dobbiamo cambiare lo sguardo con cui interpretiamo la realtà. Dobbiamo imparare a leggere il presente con gli occhi di domani.
Questa è forse una delle parti più difficili da comprendere del discorso. Mattarella parla di cambiamenti, innovazione, sfida di progettare il domani con coraggio. Subito dopo, sottolinea alcuni elementi, centrali per esempio per lo sviluppo dell’economia e delle imprese: la tecnologia, la svolta green, la politica energetica. Ma il pensiero di chi ascolta va anche alla politica, e al fatto che per la prima volta da molto tempo abbiamo un Governo con un forte mandato elettorale. E’ probabilmente il Governo più di destra dal dopoguerra a oggi. Il presidente della Repubblica, come detto, ne sottolinea la portata innovativa, rappresentata dalla premiership al femminile di Giorgia Meloni. E invita a un’analisi degna di una democrazia matura e compiuta. Questo non significa dimenticare la storia, anzi (il primo gennaio, fra l’altro, è stato il 75esimo anniversario della Costituzione). Ma significa, appunto leggere il presente con gli occhi di domani.
E siamo alle sfide per il futuro.
- La transizione energetica: il complesso lavoro che occorre per passare dalle fonti tradizionali, inquinanti e dannose per salute e ambiente, alle energie rinnovabili, rappresenta la nuova frontiera dei nostri sistemi economici.
- La trasformazione digitale: «la quantità e la qualità dei dati, la loro velocità possono essere elementi posti al servizio della crescita delle persone e delle comunità. Possono consentire di superare arretratezze e divari, semplificare la vita dei cittadini e modernizzare la nostra società. «Occorre compiere scelte adeguate, promuovendo una cultura digitale che garantisca le libertà dei cittadini».
- Scuola, università, ricerca scientifica. «E’ lì che prepariamo i protagonisti del mondo di domani. Lì che formiamo le ragazze e i ragazzi che dovranno misurarsi con la complessità di quei fenomeni globali che richiederanno competenze adeguate, che oggi non sempre riusciamo a garantire».
Lo spirito di iniziativa degli italiani, la loro creatività e solidarietà, lo straordinario impegno delle nostre imprese, le scelte delle istituzioni ci hanno permesso di ripartire. Hanno permesso all’economia di raggiungere risultati che adesso ci collocano nel gruppo di testa dell’Unione. Ma questa ripresa, per consolidarsi e non risultare effimera, ha bisogno di progettualità, di innovazione, di investimenti nel capitale sociale, di un vero e proprio salto di efficienza del sistema-Paese.
Uno strumento fondamentale per abilitare tutti i traguardi sopra citati è il PNRR.
Non possiamo permetterci di perdere questa occasione. Lo dobbiamo ai nostri giovani e al loro futuro.