Con un piccolo colpo di scena finale si avviano a conclusione i lavori di approvazione della Legge di Bilancio 2023. Il testo è arrivato alla Camera giovedì 22 dicembre e, in tarda serata, è arrivata la richiesta di fiducia in Aula. La seduta a Montecitorio è stata quindi fissata il 23 dicembre alle ore 19:00, per il primo sì definitivo al disegno di legge “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025”.
Ci sono stati dei rallentamenti dovuti al rinvio in Commissione Bilancio su indicazione della Ragioneria dello Stato, per un emendamento senza coperture e rilievi su altri punti. Non è un fatto del tutto inconsueto, soprattutto quando si approvano le norme a tappe forzate come è avvenuto con questa manovra 2023, arrivata in Parlamento in dicembre (mese in cui solitamente c’è già l’approvazione in almeno una delle due Camere o quasi).
Il motivo è noto: si sono sovrapposte le scadenze di formazione del nuovo Governo con quelle della sessione di Bilancio. La manovra è stata approvata in Consiglio dei ministeri il 22 novembre, con un mese di ritardo rispetto a quanto succede normalmente.
E, diciamolo, sono stati particolarmente difficoltosi i lavori in commissione Bilancio a Montecitorio, praticamente l’unico organo parlamentare che ha potuto apportare modifiche al testo approvato dall’esecutivo. Complici, probabilmente, sia le tappe forzate sia i ristretti spazi di bilancio a disposizione in una finanziaria che destina due terzi delle risorse a misure contro il caro energia.
Contrariamente a quanto succede di solito, la Legge di Bilancio 2023 non sarà approvata entro la pausa natalizia: il Senato la discuterà fra il 27 e il 29 dicembre. Anche a Palazzo Madama il testo sarà blindato da voto di fiducia, quindi non ci saranno nuove variazioni. L’entrata in vigore è infine prevista per il primo gennaio 2023.
Il fatto che le Camere stiano riuscendo a terminare l’iter entro la fine dell’anno evita l’ipotesi, che a un certo punto si è temuta, dell’esercizio provvisorio. E’ un meccanismo che scatta automaticamente in assenza di una manovra approvata, e non consente flessibilità sulle politiche economiche (solo la normale amministrazione fra entrate e uscite). Può prolungarsi per un massimo di quattro mesi, ma è comunque uno scenario da evitare, a maggior ragione in un momento in cui la congiuntura economica internazionale mette sotto pressione i conti pubblici.
Da sottolineare che l’iter compresso di questa manovra ha coinvolto anche l’Europa, la commissione di Bruxelles ha accettato di esaminare solo il Documento di Bilancio a politiche invariate a metà ottobre, spostando a inizio dicembre il parere sulla manovra vera e propria.