Il nuovo rialzo del costo del denaro stabilito dalla BCE comporta un incremento dei tassi sui depositi pari a +2,5% a partire dal 21 dicembre 2022. Si traduce in un ennesimo impatto sulle rate dei finanziamenti.
Chi sottoscrive un mutuo oggi, già paga una rata mensile molto più pesante di appena pochi mesi fa, così come i mutuatari che hanno scelto un variabile negli anni scorsi e si stanno ritrovando con rate ogni 2-3 mesi più importanti.
L’Osservatorio Mutuionline.it porta come esempio il mutuo prima casa di un giovane under 36: oggi pagherebbe un TAN di 1,15% e una rata mensile di 747 euro, pari ad un aumento mensile del 5% e a 7.700 euro in più in 20 anni. L’aumento di fine anno dei tassi, se arriverà a ripercuotersi sui mutui variabili, porterebbe a un ulteriore aumento del 0,5%, azzerando la differenza con i tassi sui mutui fissi.
Nei primi quindici giorni di dicembre, in particolare, la differenza tra il costo medio dei mutui fissi (3,35%) e variabili (2,90%) si è ridotta notevolmente rispetto ai 150 punti base di settembre. Considerando l’ultimo aumento BCE, è possibile che a gennaio 2023 i mutui a tasso fisso siano addirittura meno costosi dei variabili.
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Gli analisti stimano che i tassi di riferimento inizino a scendere da luglio 2023 – sottolinea Alessio Santarelli (MutuiOnline) ma il “problema” è tuttavia la politica monteraria della BCE, che si sta rivelando tanto pesante quanto in apparenza poco utile a ridurre l’inflazione.
La natura dell’inflazione europea, causata principalmente dalla guerra e dall’aumento dei costi dell’energia, non può essere facilmente combattuta con l’aumento dei tassi, quindi molti analisti auspicano che la Banca Centrale non continui a perseguire una politica aggressiva, che sicuramente porterebbe a una contrazione del mercato dei mutui acquisto nel corso del 2023.
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L’effetto dei rialzi porta anche a un aumento delle surroghe, mentre calano gli importi medi richiesti: nei primi 10 mesi dell’anno il flusso lordo di erogazioni di surroghe era calato dell’81% su base annuale, ma nell’ultimo trimestre le richieste di surroga hanno superato il 30% del mix. Gli importi medi richiesti, invece, sono calati da oltre 140 mila euro del primo trimestre a poco più d 133 mila euro nel trimestre corrente.