Tratto dallo speciale:

POS: le sanzioni restano ma bonus e costi in calo per gli esercenti

di Anna Fabi

20 Dicembre 2022 09:00

logo PMI+ logo PMI+
Marcia indietro sulle sanzioni POS: restano per tutte le operazioni con ipotesi di credito d'imposta, intanto costi fissi e commissioni risultano in calo.

Le sanzioni per i commercianti e i professionisti che rifiutano pagamenti POS servono a stimolare le transazioni digitali, ma l’obbligo di accettarli anche per micro-pagamenti rischia di penalizzare gli esercenti: su questi presupposti, il Governo aveva stabilito in Legge di Bilancio 2023 una sorta di zona cuscinetto, escludendo le multe per transazioni fino a 60 euro. La misura ha però acceso il dibattito e sollevato dubbi da parte della Commissione UE, per cui alla fine l’Esecutivo ha fatto marcia indietro presentando un emendamento alla Manovra.

Significa che restano le sanzioni amministrative previste dal dl 36/2022: per ogni singola transazione rifiutata, multa di 30 euro più il 4% dell’importo dell’acquisto. L’Esecutivo Meloni resta però impegnato a mitigare l’impatto dell’obbligo di POS, in particolare sui pagamenti di basso importo. L’ipotesi è quella di prevedere nuove agevolazioni fiscali, per esempio uno specifico credito d’imposta.

Nel frattempo, l’Osservatorio ConfrontaConti.it e SOStariffe rileva come negli ultimi cinque anni i costi del POS siano comunque già diminuiti su tutti i fronti: spesa iniziale, canone mensile, commissioni. L’obiezione fondamentale delle associazioni di categoria resta quella relativa ai piccoli pagamenti, sui quali c’è un maggior impatto.

Vediamo tutto.

Pagamenti digitali in Legge di Bilancio

Il riferimento fondamentale resta la legge 179/2012 (articolo 15, comma 4), in base al quale c’è l’obbligo di accettare, sempre, almeno una carta di debito e una carta di credito. Commercianti, artigiani e professionisti non sono dunque obbligati ad accettare qualsiasi tipologia di pagamento digitale, ma devono prevedere la possibilità di transazioni digitali ad esempio con bancomat (carta di debito) ed almeno una carta di credito.

La sanzione è prevista se non viene prevista nessuna possibilità di pagamento digitale: scatta per ogni singola transazione e si compone di una parte fissa (30 euro) e di una parte variabile (il 4% del pagamento). La versione originaria del ddl di Bilancio, prevedeva l’eliminazione delle multe in tutti i casi di acquisto fino a 60 euro. L’emendamento presentato dallo stesso esecutivo corregge questa misura, tornando alle precedenti regole: le multe scattano in ogni caso, indipendentemente dall’importo della transazione.

=> Tabaccai senza obbligo di POS per sigarette e valori bollati

La posizione di Governo

Sia la premier sia il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, hanno però sottolineato che l’orientamento del Governo non è cambiato. «Sul POS il governo ha una sua posizione, spero ci sia un’ulteriore riflessione. Ci rimettiamo al lavoro di questa Commissione per eventuali ristori o risarcimenti, che noi caldeggiamo, da trovare di fronte ad un maggiore onere per le commissioni applicate su queste transazioni» ha dichiarato il ministro in commissione Bilancio alla Camera.

«Se non ci sono i margini ci inventeremo un altro modo per non fare pagare agli esercenti le commissioni bancarie sui piccoli pagamenti» aveva precedentemente sottolineato Giorgia Meloni. In definitiva, non si scarta l’ipotesi di intervenire per mitigare l’impatto dei costi del POS sui piccoli pagamenti, per esempio introducendo benefici fiscali come un credito d’imposta.

La posizione degli imprenditori

Confesercenti sottolinea che «il problema non sono le sanzioni, ma le commissioni, che incidono in modo eccessivo soprattutto per quelle attività che vendono prodotti e servizi con piccoli margini fissi, dai gestori carburanti alle tabaccherie». L’associazione imprenditoriale ritiene che «un credito d’imposta mirato» potrebbe essere una «soluzione efficace». E sottolinea come non ci sia alcune pregiudiziale nei confronti della complessiva strategia di stimolo ai pagamenti digitali.

Riteniamo giusto che chi vuole pagare con la carta di credito lo possa fare. Ma fino a che non ci saranno compensazioni con i costi delle commissioni, non si può chiedere di accettare i pagamenti via POS e rimetterci.

In sede di audizioni parlamentari sulla Manovra, Confcommercio aveva a sua volta confermato «la necessità di potenziare le misure di impulso alla diffusione della moneta elettronica, anche attraverso la contestuale riduzione strutturale di costi e commissioni a carico di imprese e consumatori». Per esempio, abbandonando l’approccio sanzionatorio «in favore di misure
di incentivazione all’accettazione dei pagamenti elettronici».

I costi del POS negli ultimi cinque anni

Il consueto report dell’Osservatorio di Confrontaconti.it e Sostariffe.it evidenza che negli ultimi cinque anni i costi del POS si siano ridotti mediamente del 50%. Rispetto al 2022, la spesa iniziale è oggi inferiore di circa 49 euro, mentre il canone mensile si è ridotto di quasi 10 euro e le commissioni di circa un punto percentuale. In generale, quindi, il mercato si sta muovendo verso la direzione indicata dalle imprese del settore.

I numeri dell’Osservatorio

  • Spesa iniziale POS: in media è pari a 28 euro, con un calo del 59% rispetto al 2017. C’è una differenza di oltre 20 euro per la spesa iniziale da sostenere per un POS Mobile (33,28 euro) e quella per un POS Fisso (9,29 euro). Da sottolineare che spesso non ci sono spese iniziali, perchè le offerte prevedono un abbonamento mensile che comprende anche il dispositivo (che non viene pagato).
  • Canone mensile: il canone mensile medio 2022 è di 8,93 euro, con una riduzione del 50,7% dal 2017. IL POS Mobile è in genere più conveniente del fisso, in media il canone mensile è di 8,73 euro al mese.
  • Commissioni: cambiano a seconda dei circuiti di pagamento-. In media, sul 2017, c’è un calo netto di un punto percentuale (dal 2,56 all’1,35%).

Rispetto all’estate scorsa, quando sono entrate in vigore le multe, il trend è diverso. Sostanzialmente, sono aumentati i costi fissi, mentre scendono leggermente le commissioni. La scorsa estate, la spesa iniziale richiesta per il POS era di circa 23 euro mentre il canone medio era pari a poco più di 6 euro al mese. Di conseguenza, si è registrato un aumento del +21% per il costo fisso e del +44% per il canone mensile richiesto agli esercenti per l’utilizzo del POS. La commissione media è invece passata da 1,73% a 1,35%.

Costi POS per categoria di attività

Il report propone anche calcoli differenziati per le diverse tipologie di esercenti.

  • Libero professionista: Partita IVA che mediamente ha un minor numero di transazioni ma di importo più elevato. Il calo va da un minimo del 38% (utilizzando un POS Mobile ed effettuando solo transazioni tramite circuito Negoziante: effettua più operazione di importo medio più basso rispetto al professionista. La riduzione media va dal 32% sul POS mobile con bancomat al 61% sul POS fisso con altre carte;
  • Ristoratore: numero elevato di transazioni, importo medio ridotto. Riduzione dei costi sui cinque anni dal 33 al 61%.