I dipendenti pubblici riceveranno una somma aggiuntiva in busta paga pari all’1,5% dello stipendio, corrisposto esclusivamente per l’anno prossimo. La misura, come si legge nel testo del disegno di legge di Bilancio, si configura come:
un emolumento accessorio una tantum, da corrispondere per tredici mensilità, da determinarsi nella misura dell’1,5 per cento dello stipendio con effetti ai soli fini del trattamento di quiescenza.
Il bonus, specifica la relazione tecnica alla Manovra, non è computabile agli effetti dell’indennità premio di fine servizio, dell’indennità sostitutiva di preavviso, del TFR nonché di quella prevista dall’ articolo 2122 del codice civile (indennità in caso di morte).
La norma prevede per tutto il pubblico impiego un aumento pari all’1,5% dello stipendio che, secondo i calcoli della UIL (in audizione sulla Manovra in commissione Bilancio) si traduce in media a 15 euro per dipendente, ma in realtà il suo importo è proporzionale e sale progressivamente con lo stipendio.
Si tratta, par di capire, di una somma prevista per coprire i periodi in cui non è ancora stato rinnovato il contratto. Il Governo ha dunque pensato a questo meccanismo per compensare i mancati rinnovi contrattuali nella Pubblica Amministrazione.
Come ha sottolineato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, il bonus dipendenti pubblici si aggiunge pertanto all’indennità di vacanza contrattuale già in erogazione, e «corrisponde a circa tre volte l’indennità di vacanza contrattuale», attualmente pari allo 0,5 % degli stipendi tabellari, mentre il bonus è dell’1,5% (quindi il suo triplo).
Sostanzialmente, si tratta di un correttivo rispetto all’indennità stabilita nella Manovra dello scorso anno, che tuttavia non recupera l’inflazione. Quest’ultima al momento è a due cifre e (per fare un paragone) ai fini della perequazione pensioni 2023 è calcolata al 7,3%. I dipendenti pubblici, sostanzialmente, nel 2023 recupereranno il 2%.