La pensione per i docenti del comparto Scuola segue le stesse regole degli iscritti alla gestione dei dipendenti della PA ma con alcune differenze in termini di decorrenza e scadenza domanda. Prima di inoltrare domanda, ad esempio, bisogna comunicare la volontà di cessazione dal servizio secondo le scadenze fissate ogni anno da apposito decreto.
Per il calcolo della pensione netta dei docenti, inoltre, è necessario il riconoscimento dei requisiti maturati entro la fine di ciascun anno solare.
Vediamo quanti anni di servizio servono per la pensione docenti, come funziona la domanda (anche per il personale ATA) e come si calcola la pensione docenti netta e lorda.
Quali requisiti servono per la domanda di pensione docenti?
I requisiti anagrafici, amministrativi e contributivi per accedere alla pensione del comparto Scuola cambiano ogni anno in base al ruolo ricoperto. La cessazione dal servizio scatta a partire dal 1° settembre e richiede la comunicazione preventiva dell’esercizio dell’opzione.
Tale richiesta è riservata al personale a tempo indeterminato (come ad esempio gli insegnanti di ruolo) ovvero:
- docenti e personale educativo;
- dirigenti scolastici;
- personale amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA).
Le scadenze di invio per i docenti sono diverse da quelle per i dirigenti scolastici, che ogni anno possono presentare domanda entro fine febbraio per andare in pensione lo stesso anno, mentre docenti e personale scolastico devono fare richiesta nell’anno precedente (entro il 21 ottobre 2022 per la pensione dal 1° settembre 2023).
Le opzioni a disposizione degli insegnanti di Scuola, in tutti i casi sono pensione di vecchiaia, pensione anticipata, Opzione Donna, APe Sociale, Quota 100-102-103. In base alla formula scelta, cambiano le istruzioni.
Quanti anni di insegnamento per andare in pensione?
La pensione di vecchiaia può essere richiesta dai docenti al raggiungimento di:
- 67 anni di età al 31 agosto 2023 (d’ufficio) o al 31 dicembre 2023 (a domanda) con minimo 20 anni di contributi (articolo 24, commi 6 e 7 della Legge n.214 del 2011);
- 66 anni e 7 mesi di età al 31 dicembre 2023 e anzianità contributiva minima di 30 anni al 31 agosto 2023 (articolo 1, commi da 147 a 153 della Legge 27 dicembre 2017, n. 205).
L’Opzione Donna è esercitabile nel 2023 dalle docenti, dirigenti e ATA che al 31 dicembre 2022 abbiano maturato un’anzianità contributiva di 35 anni e compiuto i 60 anni di età (oppure 59 se con un figlio, o ancora 58 anni se con due o più figli), ma soltanto se rientranti in una delle 4 categorie di beneficiarie ammesse.
Quota 103 è un’opzione alla quale possono accedere docenti, dirigenti e ATA con 62 anni di età e 41 di contributi maturati al 31 dicembre 2022. Termini e modalità di richiesta cessazione del servizio, seguono un calendario specifico (la riapertura del termini, per questi docenti, prevede l’invio della comunicazione di cessazione dal servizio entro il 28 febbraio 2023).
Quando si va in pensione docenti con 41 anni di contributi?
Per accedere alla pensione anticipata i docenti devono aver maturato 41 anni e 10 mesi di contributi le donne e 42 anni e 10 mesi gli uomini, oltre ad aver ottenuto il riconoscimento dall’INPS. Necessario in questi casi presentare domanda di cessazione dal servizio entro il 31 agosto 2023. Per andare in pensione con 41 anni, nel 2023 dovranno aver conseguito i 62 anni entro fine dicembre 2022 (sarebbe la nuova Quota 103), inviando domanda secondo i nuovi termini che emanerà il Ministero.
Come si calcola la pensione per gli insegnanti?
Il calcolo della pensione insegnanti o ATA dipende da diversi fattori, come i contributi versati e il metodo di calcolo nel quale si ricade, in base a quando si è iniziato a lavorare e maturare contributi:
- sistema misto (retributivo e contributivo), se si hanno meno di 18 anni di contributi versati a fine 1995;
- retributivo, se si hanno prima del 1995 contributi già versati;
- contributivo, se si è iniziato il lavoro dopo il 1° gennaio 1996.
Per una stima dell’importo della propria pensione futura, bisogna conoscere:
- il montante contributivo, ovvero il numero di contributi versati nell’intera vita lavorativa. Tale estratto conto contributivo può essere consultato tramite i servizi online INPS o Contact center;
- l’età della pensione richiesta per la tipologia di pensione alla quale si intende accedere;
- i coefficienti di trasformazione applicati al montante individuale in base all’età in cui si va in pensione.
Calcolo pensione docenti: dal lordo al netto
Per passare dal montante contributivo individuale alla rendita pensionistica bisogna moltiplicare il montante contributivo complessivo per il coefficiente di trasformazione e dividere tale importo per 13 mensilità. Si ottiene così la pensione lorda mensile.
Per calcolare la pensione netta di un docente bisogna sottrarre dal lordo le tasse, ovvero l’imposta IRPEF in base allo scaglione di reddito e addizionali comunali e regionali. Va inoltre tenuto conto delle eventuali detrazioni spettanti (il cui importo deve essere sommato a quello ottenuto alla pensione calcolata al netto delle imposte).
Quali sono le ultime novità sulle pensioni docenti?
Nella Legge di Bilancio 2023 sono previste diverse novità in tema di pensioni, da attuare in via sperimentale per il 2023. Si tratta della nuova Quota 103 (almeno 62 anni e anzianità contributiva minima di 41 anni), con incentivo alternativo in busta paga (su richiesta) se invece si sceglie di restare al lavoro (Bonus Maroni) e della revisione della Opzione Donna, ristretta ad una limitata platea di beneficiarie.
Chi decide di restare al lavoro pur avendo i requisiti per il pensionamento con Quota 103, in pratica, può ottenere un aumento in busta paga come effetto di uno sconto contributivo, a patto però di non valorizzare gli ultimi anni di lavoro per il diritto a pensione.
Per la Quota 103, docenti e ATA devono presentare domanda di cessazione entro il 28 febbraio 2023 con effetti a partire dall’anno scolastico successivo. L’eventuale diritto conseguito entro il 31 dicembre può essere esercitato anche successivamente. Il trattamento di pensione anticipata è riconosciuto per un valore lordo mensile massimo non superiore a cinque volte il trattamento minimo.