A ottobre 2022 l’inflazione aumenta del 3,4% rispetto a settembre e dell’11,8% rispetto allo scorso anno. L’ennesima impennata è ancora una volta dovuta ai prezzi dei beni energetici (+71,1%), in misura minore dai prezzi dei beni alimentari (+13,1%).
L’inflazione di fondo segna +5,3% e quella al netto dei beni energetici +5,9%. L’inflazione acquisita per il 2022 segna invece +8% per l’indice generale e a +3,7% per la componente di fondo.
L’indice armonizzato dei prezzi al consumo aumenta del 3,8% rispetto a settembre e del 12,6% rispetto al 2021. Il FOI registra un aumento del 3,3% su base mensile e dell’11,5% su base annua. Le tensioni inflazionistiche toccano quasi tutti i comparti merceologici (tranne i servizi ricreativi, culturali e quelli per la cura della persona). E ancora una volta si segna un record storico: bisogna tornare indietro fino al 1983 per registrare una crescita annua del carrello della spesa più elevata di quella attuale. Analizzando le retribuzioni contrattuali, l’ISTAT rileva che nella media dei primi nove mesi dell’anno il divario tra dinamica dei prezzi (IPCA) e delle retribuzioni contrattuali è pari a 6,6 punti percentuali. In generali, gli stipendi non tengono il passo.
Gli aumenti tendenziali riguardano ministeri (+9,3%), farmacie private (+3,9%) e militari-difesa (+3,8%). Nessun adeguamento all’inflazione per commercio, credito e assicurazioni, energia.