E’ una delle norme che i ministri del Governo Meloni hanno annunciato di voler inserire in Manovra, apportando modifiche per renderla più efficace: la tassa sugli extra-profitti delle imprese dell’energia sarà dunque non solo riproposta ma anche potenziata.
Nel 2022 ha recuperato aèèena un decimo del gettito stimato, per cui l’obiettivo dell’esecutivo, sottolineato dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, è ricavare i dieci miliardi che erano previsti.
Sullo sfondo, la protesta delle PMI sulla loro personale tassa sugli extra-profitti energetici: il prelievo GSE sull’energia da Rimnnovabili immessa in rete. La revisione della norma sui big dell’energia potrebbe dunque essere l’occasione per tutelare le piccole imprese virtuose che hanno investito per l’autoproduzione e consumo.
Vediamo tutto.
Extraprofitti dai big dell’energia
La tassa sugli extraprofitti delle imprese dell’energia è stata introdotta dal decreto 21/2022 inizialmente era al 10%, alzata dal decreto 50/2022 al 25%. Scade il 30 novembre e chiama alla cassa circa 300 società, delle quali il 90% operanti nel comparto energia elettrica e gas e il 10% nei prodotti petroliferi.
La riscossione è stata di molto inferiore alle stime, con l’acconto di giugno fermo a circa 1 miliardo (1/4 del previsto). Prevedibilmente, il saldo di novembre non riuscirà a raggiungere i 10 miliardi di gettito attesi, con cui finanziare peraltro gli aiuti in Legge di Bilancio 2023 per le famiglie e le altre imprese.
Nel settore, ci sono state proteste e ricorsi di aziende che non hanno pagato non ritenendo corretto e costituzionale il provvedimento. Ora, il Governo intende intervenire, da una parte correggendo la norma e dall’altra facendola applicare con obiettivo di gettito invariato a 10 miliardi di euro. Non ci sono anticipazioni sui dettagli della revisione normativa targata Meloni ma non si esclude che l’esecutivo alzi ulteriormente l’aliquota. Secondo indiscrezioni, oltre alla riscrittura per evitare questioni di costituzionalità, si parla addirittura di arrivare al 33%.
Sul fronte del dibattito, registriamo la posizione dell’ex ministero del Lavoro Andrea Orlando secondo il quale bisognerebbe anche estendere la tassa ad altri settori che hanno realizzato extraprofitti, come farmaceutica, logistica e digitale.
PMI: stop extraprofitti da Rinnovabili
Dal mondo delle imprese, arriva una richiesta da CNA Lombardia: non far pagare alle imprese più piccole che hanno installato impianti per autoconsumo da fonti rinnovabili la tassa sugli extraprofitti realizzati con la cessione dell’energia eccedente alla rete.
Le piccole imprese dotate di impianti energetici da fonti rinnovabili destinati all’autoconsumo non sono avidi speculatori, ma vengono trattate come tali dalla norma sugli extraprofitti contenuta nel decreto sostegni ter.
Davanti ai costi insostenibili delle bollette è impensabile punire chi ha investito per l’autoproduzione da rinnovabili, continua l’associazione, che si riferisce in questo caso alla norma sugli impianti FER con potenza superiore a 20 KW, per i quali è disposto un prelievo dal GSE sugli extraprofitti per l’energia immessa in rete.
Alla luce dell’annuncio del presidente del Consiglio sulla volontà di riscrivere con urgenza la norma sugli extraprofitti, Cna invita il Governo a sospenderla per l’anno in corso, dilazionare la scadenza per i pagamenti prevista al 31 ottobre prossimo, cancellare la proroga al giugno 2023 e in ogni caso escludere dal campo di applicazione gli impianti destinati all’autoconsumo di energia.
Nel 2020-2022, per le imprese il gas è aumentato del 2700% e l’energia elettrica del 1200% dichiara la nota CNA: far pagare le PMI con la restituzione di decine di migliaia di euro è un paradosso per chi tenta di seguire la via delle Rinnovabili tracciata dai Governi e dalla UE spendendo soldi per la produzione e l’autoconsumo di energia pulita.