Si accende il dibattito sul toto-ministri e sulla linea di governo che Giorgia Meloni intende prendere, per coniugare esigenze di Stato e programma politico-economico della coalizione di Centrodestra uscita vincitrice dalle elezioni, con un trionfo per Fratelli d’Italia (26%) ma numeri in sordina per Lega (8,7%), Forza Italia (8,1%) e Noi Moderati (1%).
La linea di Governo Meloni
Sono due facce della stessa medaglia: la scelta della compagine di Governo sarà il primo vero atto politico dell’esecutivo entrante, e darà risposte importanti. Il contesto è sfidante, dovendo insediarsi in piena sessione di bilancio e con una guerra in Europa dai dirompenti effetti sull’economia, anche nazionale (caro energia, inflazione).
Punti di contatto con Draghi (ma senza accordi)
Giorgia Meloni ha assicurato per l’intera campagna elettorale di non voler ricorrere a nuovi scostamenti di bilancio, in continuità con il Governo Draghi. Altri punti di contatto: alleanza con l’Ucraina e sanzioni contro la Russia, salda collocazione internazionale all’interno del Patto Atlantico.
Ma niente accordi personale Draghi-Meloni, smentiti da entrambe le parti. Palazzo Chigi nega qualsiasi azione del premier uscente che vada al di là di un normale ed efficace passaggio di consegne. E, in effetti, i punti sopra esposti facevano parte del programma elettorale.
Elementi di rottura con il passato
Ci sono altri punti che segnano una cesura con il passato . Per esempio il PNRR, che Fratelli d’Italia vuole ridiscutere per aggiornarlo alla nuova contingenza economica. O la Riforma fiscale, con i partiti di Centrodestra da sempre distanti da molti dei contenuti della legge delega, non a caso volutamente lasciata arenare in Senato.
Il toto-Ministri del Governo Meloni
Il problema è che adesso il programma elettorale va trasformato in azioni concrete. E qui si innesta il toto ministri, cartina al tornasole per il destino di molte misure.
Ci sarà una prevedibile preponderanza di esponenti di Fratelli d’Italia, certo, ma quanto netta?, Quanti e quali toccheranno agli alleati? A chi saranno affidati i ministeri economici? Non ci sono risposte certe ma solo voci e prime ipotesi acerbe, da prendere quindi con le pinze.
Una delle indiscrezioni più insistenti è la nomina di due vice presidenti del Consiglio, uno di Forza Italia (circola il nome di Antonio Tajani), e uno della Lega (potrebbe essere lo stesso segretario, Matteo Salvini, che però sembra mirare al Ministero dell’Interno («Ci vuole qualcuno che torni a difendere e proteggere confini, leggi, forze dell’ordine e sicurezza in Italia. Qualche idea ce l’abbiamo»).
Altro tassello fondamentale è il Ministero dell’Economia. Si fanno diversi nomi, da Domenico Siniscalco, già ministero dell’Economia del primo Governo Berlusconi a Fabio Panetta, che però è nel board della BCE. Questa indicazione fa pensare a una sorta di continuità con l’attuale Governo, tanto che non si esclude una riconferma di Daniele Franco. Visti i tempi strettissimi per approvare la Legge di Bilancio, da scriversi peraltro in base a cifre contenute nella NaDEF di un precedente esecutivo, non si esclude una scelta di continuità almeno per il Ministero dell’Economia, per rendere questa transizione più agevole.
Sugli altri dicasteri economici, tra l’altro, non si esclude neppure che Giancarlo Giorgetti possa restare allo Sviluppo Economico.
Altra casella importante è quella degli Esteri, dove si punta su un tecnico di alto profilo, per esempio Elisabetta Belloni, capo dei Servizi segreti. Fra i nomi politici, si fa ancora quello di Tajani, che è stato presidente del Parlamento Europeo. In entrambi i casi, le indiscrezioni portano verso nomi di moderati di alto prestigio internazionale.
In realtà, prima di formare il Governo i partiti dovranno pensare a eleggere i presidenti delle Camere. I neo eletti parlamentari si riuniranno per la prima volta a Montecitorio il 13 ottobre per eleggere il presidente del Senato e della Camera. Solo dopo questo passaggio, il presidente della Repubblica darà il mandato (prevedibilmente a Giorgia Meloni) di formare il nuovo Governo. E ci sono nomi, fra i papabili ai ministeri, che vengono spesi anche per le Camere, come quello di Tajani alla presidenza di Palazzo Madama. Altro interrogativo: verrà data una presidenza anche alle opposizioni? Una volta era rituale farlo, nelle ultime legislature non è stato così.
Nel frattempo, si susseguono vertici. Fra gli appuntamenti della giornata, il colloquio fra Giorgia Meloni e Matteo Salvini, dopo il quale è stato emesso un comunicato diplomatico: «grande collaborazione e unità di intenti», senso di responsabilità nella «complessa situazione che l’Italia sta vivendo».