Crisi: energia e materia prime impattano sui margini d’impresa

di Anna Fabi

Pubblicato 13 Settembre 2022
Aggiornato 22 Settembre 2022 10:50

Fatturato delle imprese in crescita ma la crisi di materie prime ed energia erode i margini, in particolare per manifattura e agricoltura: stime CRIF.

Sale il fatturato ma si riducono i margini: è la previsione sui bilanci delle imprese per fine 2022 elaborata da CRIF, che evidenzia fino a che punto la ripresa post Covid viene “bruciata” dalle nuove crisi contingenti, a partire dal caro energia. Un trend destinato a peggiorare da qui a fine anno, soprattutto per settori come agricoltura e manifatturiero, costruzioni, immobiliare e turismo.

Vediamo tutto.

La crisi riduce i margini

In media, le imprese italiane chiuderanno il 2022 con una crescita del fatturato intorno al 9% sia rispetto al 2021 sia nei confronti dei livelli pre Covid. Il problema è la marginalità operativa, prevista in calo sia rispetto al 2021 (-40 bps) che rispetto al 2019 (-50 bps), prima che la diffusione della pandemia arrivasse a condizionare in modo tanto pesante l’economia globale.

«La pressione sui margini operativi e il fabbisogno di capitale circolante – spiega Simone Mirani, General Manager di CRIF Ratings -, saranno difficilmente compensabili nel breve termine in termini di capacità di generazione di cassa. Tuttavia, le aziende che hanno effettuato un’adeguata provvista finanziaria nel biennio 2020-2021, anche grazie agli strumenti messi in campo dal governo italiano per contenere la crisi causata dalla pandemia, dispongono di un vitale».

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Torna il credit crunch

Tensioni sul fronte liquidità e credito: «il venir meno delle moratorie e la conseguente ripresa dei piani di rimborso del debito finanziario, unitamente all’impatto dell’impennata dei costi dell’energia e di alcune materie prime, potranno accentuare le tensioni sul fronte della liquidità, specie nei settori ad alta intensità di capitale circolante e in quelli energivori. Il progressivo incremento dei tassi d’interesse nell’attuale contesto potrà inoltre contribuire, specie per le aziende con elevati livelli di indebitamento, ad accrescere ulteriormente il rischio di credito nel medio termine e il conseguente tasso di default nel biennio 2023-2024».

Chi sale e chi scende

Per quanto riguarda i settori, nel primo semestre sono andati particolarmente bene meccanica strumentale e farmaceutica, mentre le previsioni CRIF per fine 2022 vedono soffrire in particolare manifatturiero e agricoltura, particolarmente colpiti dalla crisi delle materie prime (non solo energetiche).

I servizi (in particolare il terziario) a bassa intensità di energia e limitata esposizione alle materie prime, chiuderanno invece il 2022 con margini superiori a quelli pre crisi.