Aumentano il patrimonio, gli iscritti e i rendimenti, che superano il TFR (con l’eccezione delle linee garantite e dell’obbligazionario), sale anche la posizione del mercato italiano dei Fondi Pensione a livello internazionale (siamo al 12esimo posto fra i paesi OCSE, dal 14esimo del 2019), ma restano limitati, pur restando in crescita, gli investimenti nell’economia reale. Il punto maggiormente critico restano gli investimenti dei fondi negoziali, che scelgono più frequentemente allocazioni sull’obbligazionario (titoli di stato) e monetario, mentre i maggiori investitori nell’economia reale si confermano le fondazioni bancarie.
Sono i principali risultati del consueto report di Itinerari Previdenziali sugli investitori istituzionali italiani, giunto alla nona edizione.
Il mercato dei Fondi Pensione
Il patrimonio degli investitori istituzionali, ovvero Fondi Pensione, casse di previdenza dei professionisti, fondazioni, si attesta a 282,97 miliardi di euro nel 2021, con un incremento del 4,87% rispetto all’anno precedente. Negli ultimi 15 anni, pur a fronte delle crisi finanziarie e dell’emergenza Covid, la crescita è stata del 98%. È «il ritratto di un Paese che negli anni è riuscito a conservare e consolidare il proprio mercato istituzionale, raggiungendo ormai una dimensione rilevante», si legge nel report.
A livello internazionale, l’Italia raggiunge il 12esimo posto fra i paesi Ocse, guadagnando due posizione dal 2019, mentre aggiungendo anche i paesi non OCSE siamo al 15esimo posto, alle spalle di Cina, Sudafrica e Hong Kong. Attenzione però: «se si considera che il rapporto tra il patrimonio dei fondi pensione e il PIL è pari al 9,7%, quando in molti altri Paesi supera il 50%, risulta evidente come il nostro sia un mercato già molto interessante, ma con alte potenzialità di sviluppo», sottolinea Alberto Brambilla, presidente di Itinerari Previdenziali.
Il mercato è formato da 343 investitori istituzionali: 86 Fondazioni di origine Bancaria, 20 Casse Professionali Privatizzate, 33 Fondi Negoziali, 204 Fondi Preesistenti (erano 363 nel 2011). A questi si aggiungono le Casse e i Fondi di Assistenza Sanitaria Integrativa, che sulla base delle ultime stime sono stabili a 321: secondo Itinerari Previdenziali, quest’ultimo è «un numero eccessivamente elevato per il sistema Italia se si considera che i primi 50 Fondi rappresentano oltre i due terzi dell’intero sistema».
Gli iscritti ai Fondi Pensione
Gli iscritti sono 8 milioni 771mila 149 anche se, come rileva la COVIP, le posizioni in essere, cioè il numero di rapporti aperti ammonta a oltre 9,7 milioni (numero dovuto alle duplicazioni relative a lavoratori iscritti contemporaneamente a più forme), con un aumento costante negli anni (+392.810 rispetto al 2020). Gli aderenti ai Fondi Aperti sono 1 milione 694mila 029, con un incremento del 6,5%, ai PIP nuovi aderiscono 3 milioni 445mila 073 soggetti, con un incremento del 2,9%, gli iscritti ai fondi preesistenti registrano un lieve aumento, attestandosi a 622mila 036 (+0,9%) mentre i Fondi Negoziali (3 milioni 368mila 703) segnano un incremento significativo (+5,8%) anche grazie all’introduzione del meccanismo di adesione contrattuale posto in essere nell’anno da altri fondi pensione.
I rendimenti
I rendimenti 2021 sono positivi, favoriti dalla ripresa del mercato che ha recuperato le posizioni deteriorate a seguito della pandemia riportandosi quasi ai livelli del 2019. Battuto il benchmark di riferimento, cioè il TFR che ha fatto segnare un +3,6% contro il 4,9% dei negoziali, il +4,1% dei preesistenti e il +6,4% degli aperti.
Investimenti in economia reale
Per quanto riguarda gli investimenti, come detto resta bassa la percentuale che viene destinata all’economia reale. Le Fondazioni di origine Bancaria si confermano il maggiore investitore istituzionale per risorse destinate all’economia reale del Paese, con un investimento domestico al 42,22% dell’attivo, le Casse privatizzate dei liberi professionisti si posizionano al secondo posto, con investimenti pari al 17,88% del totale attivo. Seguono a distanza i fondi pensione preesistenti e negoziali con percentuali investite in economia reale rispettivamente pari al 4,7% e al 3,11%.
I dati evidenziano gli ampi margini di crescita degli investimenti in economia reale, settore in cui si evidenzia l’esiguità degli investimenti dei fondi di natura contrattuale, in gran parte alimentati dal TFR, che è “circolante interno” alle aziende ed è quindi la prima e principale forma di finanziamento dell’economia reale. Secondo Brambilla, la soluzione più semplice per far in modo che il TFR rientri nel circolo dell’economia reale è «il ripristino del fondo di garanzia istituito dal D. Lgs. 252/2005 per facilitare il finanziamento delle PMI che versano il Trattamento di Fine Rapporto ai fondi pensione. Dal 2007 alla fine del 2021 ai fondi pensione sono confluiti circa 82 miliardi di TFR e, di questi, considerando una media in investimento in economia reale domestica del 4%, ne sono stati reinvestiti circa 25. Ai restanti 57 miliardi sottratti all’economia reale vanno poi sommati gli 86 destinati al fondo di tesoreria INPS».