La Riforma delle Pensioni 2023 non conosce pace: dopo una pandemia ed un conflitto bellico, adesso sconta una caduta di governo. Ancora da capire se le elezioni anticipate saranno invece un buon traino oppure l’ennesimo campo di battaglia per giocare a vincere ben altre partite: la quota di pensionati e aspiranti tali che andrà alle urne in Italia è elevatissima.
Riforma Pensioni: le proposte dei partiti
Tutti i partiti, che finora si erano espressi in maniera coordinata all’interno delle rispettive coalizioni nel più vasto quadro dell’azione di Governo e tenendo conto di reali coperture economiche e fondamentali obiettivi di sostenibilità finanziaria, adesso stanno sciorinando le rispettive proposte senza troppa attenzione alle conseguenze, se non quelle elettorali.
A pochi giorni dalla caduta di Governo, tra vecchi e nuovi slogan, si sta rianimando il dibattito sulla riforma: pensione minima da mille euro per tutti (Fratelli d’Italia), abolizione della Riforma Fornero, pensione anticipata con la Quota 41 senza limitazioni di categoria (Lega), anticipazione della sola quota contributiva per poi attendere il resto dell’assegno al raggiungimento dei requisiti di vecchiaia (M5S), estensione APE Sociale e Opzione Donna srutturale (PD).
Le posizioni di Governo
Il Governo Draghi stava portando avanti sul tavolo di concertazione con i Sindacati una proposta di flessibilità in uscita (pensione anticipata alternativa a quelle ordinaria prevista dalla Legge Fornero) basata su un ricalcolo contributivo, da inserire nella Legge di Bilancio a metà ottobre. Una proposta “poco elettorale” ma sostenibile. Il compromesso potrebbe essere il collaudato ricorso alle mini-proroghe: APE Sociale e Opzione Donna.
Nel frattempo, il Premier Mario Draghi – che deve rispettare una fitta agenda di impegni e scadenze da centrare da qui ai prossimi 90 giorni, fin quando lascerà le redini del Paese al nuovo esecutivo – deve portare ad emanazione il decreto Aiuti-bis per contrastare il caro prezzi anche a tutela dei redditi di pensionati e lavoratori, motivo per cui ha convocato per mercoledì 27 luglio alle 10 Maurizio Landini (Cgil), Luigi Sbarra (Cisl) e Pierpaolo Bombardieri (Uil) a Palazzo Chigi, per confrontarsi sulle misure emergenziali legate al potere d’acquisto dei redditi odierni (non si esclude un nuovo bonus 200 euro anche per il mese di agosto), non potendo più legiferare sulle misure strutturali future.
La rivalutazione degli assegni 2023
L’unica certezza è per adesso una buona notizia: la rivalutazione 2023 delle pensioni, ricalcolate in base all’aumento dell’inflazione di quest’anno. Dopo la mini-rivalutazione 2022, il prossimo anno gli assegni pensionistici dovrebbero incassare una bella fetta di aumento in considerazione della fiammata inflazionistica di questi mesi, che difficilmente rientrerà da qui a fine anno e che pertanto sarà definitivamente incorporata nel calcolo della pensione già dal prossimo gennaio.