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Come andare in pensione anche con pochi contributi

di Noemi Ricci

Pubblicato 12 Agosto 2024
Aggiornato 24 Ottobre 2024 06:55

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In pensione anche con pochi contributi: tutte le deroghe alla legge Fornero e le opzioni previste dal sistema previdenziale italiano.

La pensione, la sua decorrenza ordinaria o anticipata, il suo importo ed i metodi per calcolarlo e aumentarlo, sono argomenti che sollevano sempre molti dubbi, sia in chi si affaccia al mondo del lavoro sia  in chi è prossimo a lasciarlo.

Tra i tanti interrogativi, in questo articolo cerchiamo di dare una risposta alle domande più frequenti che i lettori di PMI.it ci hanno rivolto in merito alle possibilità di andare in pensione con pochi contributi.

Chi ha versato pochi contributi ha diritto alla pensione?

In Italia, l’attuale sistema previdenziale prevede che, per avere diritto alla pensione di vecchiaia sia necessaria un’anzianità contributiva di almeno 20 anni di contributi versati. Qualche alternativa però c’è.

Ci sono diverse formule che permettono di accedere alla pensione con un numero minimo di versamenti, in deroga alla regola generale.  Ad esempio, si può ripiegare sull’assegno sociale, riconosciuto in caso di disagio economico del nucleo familiare, iscriversi e versare n autonomia negli anni al Fondo Casalinghe, fruire di una pensione di reversibilità se si ha diritto.

Oppure si possono sfruttare le deroghe di legge per andare in pensione di vecchiaia anche con pochissimi contributi.

Chi non raggiunge 20 anni di contributi?

Chi non ha accumulato nel proprio montante i 20 anni necessari per la pensione di vecchiaia, può aspirare ad avere una pensione minima versando autonomamente dei contributi volontari, previa autorizzazione dall’INPS, al ricorrere dei seguenti requisiti:

  • almeno 5 anni di contributi (260 settimanali per i lavoratori dipendenti e domestici; 60 mensili per gli autonomi; 465 giornalieri per i lavoratori agricoli e 310 per le lavoratrici agricole);
  • almeno 3 anni di contribuzione nei 5 che precedono la presentazione della domanda (tale requisito si perfeziona se sussistono 36 contributi mensili per gli autonomi, 279 giornalieri per i lavoratori agricoli, 186 giornalieri per le lavoratrici).

Chi non ha contributi può avere pensione?

Anche chi non ha versato affatto contributi può avere accesso alla pensione. L’assegno sociale è il trattamento pensato dal Legislatore per coloro che non hanno versato contributi, o non lo hanno fatto in modo sufficiente per maturare una pensione. I requisiti richiesti sono di avere una residenza stabile e continuativa in Italia da almeno dieci anni, 67 anni di età ed un reddito massimo che, per il 2024, in base all’adeguamento annuale dei requisiti INPS, non deve essere superiore a 6.947,33 euro oppure, nel caso di persone coniugate, 13.894,66 euro.

Con gli stessi requisiti previsti per l’assegno sociale, le donne possono avere accesso alla pensione casalinghe, versata dall’omonimo fondo INPS alle donne (ma anche agli uomini) che non hanno contributi da lavoro.

Al Fondo Casalinghe si possono iscrivere sia donne che uomini e bisogna versare autonomamente i contributi, autofinanziandosi la pensione con circa 310 euro l’anno. Al raggiungimento di almeno 5 anni di contributi, si può accedere ad una pensione, che può essere in alternativa a:

  • pensione di inabilità riservata a coloro che abbiano una invalidità accertata a qualsiasi attività lavorativa;
  • pensione di vecchiaia, a patto di aver compiuto almeno 57 anni d’età, oppure 65 anni nei casi in cui i versamenti non risultino sufficienti a maturare un assegno previdenziale pari almeno all’importo dell’assegno sociale maggiorato del 20%.

Chi può andare in pensione con 15 anni di contributi?

Esiste anche la possibilità di andare in pensione con 15 anni di contributi e 67 anni di età, a patto di aver versato tali contributi entro il 31 dicembre 1992 oppure di essere stati autorizzati al versamento dei contributi volontari alla stessa data. Da precisare che esistono anche una serie di ulteriori casistiche per le gestioni ex-INPDAP, ex-ENPALS e  Fondo Quiescenza Poste.

Cosa si può fare con 5 anni di contributi?

Può accedere alla pensione con soli 5 anni di contributi effettivi chi è iscritto presso una Gestione INPS e ha iniziato ad accreditare contributi dal 1996 in poi. Si tratta in particolare dei lavoratori che cadono nel sistema contributivo puro (pensione anticipata contributiva), al compiere dei 71 anni (requisito soggetto agli adeguamenti alle speranze di vita).

Chi ne possiede il diritto, può richiedere l’assegno ordinario d’invalidità o la pensione d’inabilità al lavoro, con soli 5 anni di contributi, di cui almeno 3 nell’ultimo quinquennio.

Cosa si può fare con 10 anni di contributi?

Come per gli inabili,  anche per i non vedenti ci sono delle specifiche agevolazioni per l’accesso alla pensione di vecchiaia, per la quale bastano 10 anni di contributi versati dopo l’insorgere della cecità. Oltre al requisito contributivo sono richiesti:

  • 51 anni di età se donne;
  • 56 anni di età se uomini dipendenti o donne lavoratrici autonome;
  • 61 anni se uomini lavoratori autonomi.

In realtà anche chi ha meno di 10 anni di contributi versati dall’insorgere dello stato di cecità può accedere alla pensione di vecchiaia non vedenti ma i requisiti anagrafici sono più alti:

  • 61 anni di età per gli uomini dipendenti e 66 anni se lavoratori autonomi;
  • 56 anni di età per le donne, 61 anni se lavoratrici autonome;
  • almeno 15 anni di contributi.

Quale pensione con 10 anni di contributi?

Oltre alle pensioni INPS sopra citate ci sono quelle destinate ai professionisti dalle loro casse previdenziali. Le casse professionali che consentono ai propri iscritti di andare in pensione con un’anzianità contributiva inferiore ai 10 anni sono:

  • CNPADC, la cassa dei dottori commercialisti, a patto di essere privi di contribuzione antecedente al 2004, almeno 62 anni di età e 5 anni di anzianità contributiva;
  • Cassa forense, con 70 anni di età e almeno 5 anni di contributi. Qui viene anche previsto un massimo di 34 anni di contribuzione;
  • EPAP e Cassa degli psicologi, con un minimo di 5 anni di versamenti e 65 anni di età.

Anche Inarcassa, CNPADC, CIPAG, ENPACL, CNPR, Cassa Forense consentono ai professionisti affetti da invalidità di ritirarsi con 10 anni di contributi.

=> Pensione con 5-10-15 anni di contributi: tutte le opzioni

Quale pensione con 13 anni di contributi?

Coloro che hanno versato solo 13 anni di contributi possono accedere alla pensione di vecchiaia contributiva ottenibile con soli 5 anni di contributi, al raggiungimento dei 71 anni di età, a patto di aver versato contributi solo dopo dicembre 1995, oppure a una delle tipologie di pensione sopra descritte, a patto di rientrare nei requisiti richiesti.

Cosa fare con 13 anni di contributi?

Chi ha versato 13 anni di contributi potrebbe anche decidere di versare i contributi volontari mancanti per raggiungere il requisiti dei 20 anni di contribuzione minima necessari per accedere alla pensione di vecchiaia. Opzione che potrebbe rappresentare l’unica alternativa se non si rientra nel contributivo puro.

Ricordando che l’accesso alla pensione di vecchiaia ha anche il vincolo dei 67 anni di età, se chi ha versato 13 anni di contributi può scegliere tra le due opzioni, quella di versare volontariamente i contribuiti potrebbe risultare conveniente solo a chi ha un’età inferiore ai 60 anni, mancandone 7 al raggiungimento dei 20 anni.