Dal mondo delle imprese la richiesta è univoca: ricomporre la crisi di Governo. La continuità è un asset fondamentale in questa fase economica, per il mondo produttivo e per il Paese. E dai sindacati c’è un richiamo corale al senso di responsabilità, perché la priorità resta la crisi sociale.
Insomma: niente elezioni anticipate in autunno. Significherebbe avere per i prossimi mesi un Governo solo per l’ordinaria amministrazione, votare nel bel mezzo della sessione di Bilancio, probabilmente rinviare ulteriormente riforma strutturali, a partire da quella delle pensioni (già a rischio rinvio al 2023).
Scenari di crisi da evitare
Confartigianato propone un calcolo delle conseguenze che potrebbero essere provocate dalla crisi di governo: a rischio 49,5 miliardi di euro, pari a 2,5 punti di PIL. Nel dettaglio, la crescita degli investimenti si ridurrebbe di 5 miliardi di euro, verrebbero meno circa 11 miliardi di interventi contro il caro-energia per famiglie e imprese che pagherebbero anche 3 miliardi in più per il rialzo dei tassi di interesse sui prestiti bancari, dovremmo rinunciare a 3,9 miliardi di effetto espansivo della Legge di Bilancio 2023, mentre peserebbe per 3,6 miliardi la deviazione dal sentiero di riduzione della pressione fiscale.
Un incompleto raggiungimento degli obiettivi del PNRR metterebbe a rischio 17,8 miliardi di finanziamenti UE, il blocco dei crediti fiscali per i bonus edilizi peserebbe per 5,2 miliardi sulle imprese con la perdita di 47mila occupati e la minore domanda di lavoro e i mancati effetti espansivi della politica fiscale potrebbero mettere a rischio oltre 206mila persone, con un effetto recessivo complessivo su 253mila posti di lavoro. Il presidente di Confartigianato Marco Granelli chiede:
senso di responsabilità da parte di tutte le forze politiche per assicurare governabilità e stabilità, indispensabili in una fase economica e sociale così difficile.
Analogo richiamo arriva da Dario Costantini, Presidente Nazionale CNA, secondo cui in questo momento la stabilità è «requisito per realizzare ciò che è necessario e utile al Paese», mentre la crisi alimenta «la preoccupazione che il fossato tra politica e opinione pubblica si allarghi ulteriormente indebolendo il tessuto democratico e minando la preziosa coesione sociale».
«Il nostro Paese non si può permettere instabilità e divisioni. Gli attuali scenari, nazionali ed internazionali, richiedono alle forze politiche un’assunzione di responsabilità dinanzi ai problemi che investono imprese e famiglie per dare risposte concrete ed efficaci» dichiara Stefano Cuzzilla, Presidente di CIDA (Confederazione dirigenti, quadri e alte professionalità).
Sul fronte sindacale, la Cgil sottolinea che la priorità è l’emergenza sociale determinata da inflazione, caro energia, altri impatti economici della guerra in Ucraina, nuova ondata di Covid e che per mettere a punto soluzioni adeguate «c’è bisogno di un Governo che dia risposte nel pieno delle sue funzioni». Il numero uno della Csil, Luigi Sbarra, ritiene che appaia «insensata una crisi di governo con un Paese in fibrillazione» e definisce «assurdo innescarla su un provvedimento che stanzia miliardi di aiuti a lavoratori, pensionati, famiglie, imprese». Preoccupazione, infine, da Paolo Bombardieri, segretario generale della Uil: «sembrava essere arrivato il momento per dare risposte alle lavoratrici, ai lavoratori, ai pensionati, ma la crisi rischia di mandare tutto in aria. Serve tanto senso di responsabilità, serve un Governo e serve riprendere la strada interrotta».