Gli stipendi italiani arretrano: settori e ruoli a confronto

di Teresa Barone

28 Giugno 2022 11:00

In Italia le retribuzioni sono ferme e si guadagna poco, il gap di inquadramento e genere si allarga e nell'Eurozona siamo gli unici a non crescere.

Gli stipendi in Italia si classificano al 25° posto su 36 nella classifica internazionale riferita al gruppo OCSE, perdendo circa due posizioni. Anche restringendo il campo all’Eurozona la situazione non migliora, anche perché negli ultimi trent’anni le retribuzioni hanno perso il 2,9%, unici a non essere aumentati.

Retribuzioni ferme

Questi sono alcuni dei dati emersi dal nuovo JP Salary Outlook 2022, lo studio dell’Osservatorio JobPricing riferito al settore privato e relativo al 31 dicembre 2021. Se la retribuzione annua lorda (RAL) si attesta a 29.301 euro, la crescita di lungo periodo tra il 2015 e il 2021 si caratterizza per un sostanziale immobilismo. Il 50% dei lavoratori italiani percepisce una RAL inferiore a 27mila euro, mentre il 90% è sotto i 35mila euro.

Queste percentuali si traducono in un divario salariale molto ampio tra un CEO e un operaio: quest’ultimo arriva a guadagnare quasi dieci volte in meno di un AD (lo 0,8% degli italiani guadagna uno stipendio che va oltre i 100mila euro).

Classifica stipendi per settore

Analizzando i dati relativi ai macro-settori, si nota subito come il comparto caratterizzato dalle retribuzioni più alte sia quello dei servizi finanziari, con una RAL di 44.513 euro e una RGA (Retribuzione Globale Annua) di 47.066 euro. All’ultimo posto per retribuzioni, invece, si colloca il settore dell’agricoltura, con una RAL di 24.179 euro e una RGA di 24.387 euro.

Divario salariale in espansione

Se nelle grandi imprese si guadagna in media il 44% in più rispetto alle microimprese, ad aumentare è invece il Gender Pay Gap che passa da 12,8 a 13,9%. In pratica, nel 2021 le donne lavorano gratis per una settimana in più rispetto al 2020. Ad ampliarsi è anche il gap salariare tra I giovani che iniziano a lavorare e i colleghi che sono alla fine della proprio carriera.

Per quanto riguarda infine il percorso di formazione, la laurea garantisce un vantaggio competitivo notevole sia in termini di stipendio sia di carriera. Il differenziale retributivo tra laureati e non laureati si attesta intorno al 45%.