Le PMI ritengono che il PNRR sia un’opportunità e hanno intenzione di accedere ai fondi che arrivano grazie al Recovery Plan, ma spesso non sono strutturate per farlo e affogano nella burocrazia: è quanto emerge dai risultati di un sondaggio presentato da API (Associazione Piccola e Medie Industria), in occasione del convegno “PNRR…e le PMI?“.
PNRR…e le PMI?
Il convegno è stato un momento di riflessione tra esperti, rappresentanti del mondo produttivo e decisori politici, ed ha consentito alle istituzioni di spiegare alle aziende come i fondi del PNRR (235 miliardi) arriveranno sul territorio e in che modo le imprese potranno avvantaggiarsene.
L’evento ha visto la partecipazione di Carlo Cottarelli, economista e direttore dell’Osservatorio conti pubblici dell’Università Cattolica del Sacro Cuore), Giulia Sormani, direttrice tecnica del master in Design the digital strategy di Poli.design, del Politenico di Milano, Paolo Galassi, presidente di API, e dei rappresentanti delle istituzioni: Carmine Pacente, presidente della Commissione consiliare fondi europei e PNRR del Comune di Milano, Gianmarco Senna, consigliere regionale e Presidente Commissione permanente – Attività produttive, istruzione, formazione e occupazione di Regione Lombardia, e Francesco Vassallo, consigliere delegato all’Organizzazione e Personale, Sviluppo economico, marketing territoriale, digitalizzazione e semplificazione di Città metropolitana di Milano.
I lavori sono stati aperti da Stefano Valvason, direttore generale di API, e dai saluti istituzionali di Elena Buscemi, presidente del Consiglio comunale di Milano, Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato Imprese Lombardia, e Marco Granelli, presidente di Confartigianato Imprese.
I punti critici per le imprese
Uno degli elementi emersi dal dibattito è l’importanza strategica del Piano per l’intero Sistema Paese ma anche per il sistema imprenditoriale. La sfida del Recovery Plan si declina attraverso molteplici livelli che, come ha sottolineato Cottarelli, presuppongono un preciso impegno del settore pubblico nel creare le condizioni atte a stimolare la competitività.
Fra gli ostacoli alla crescita ci sono ancora troppe tasse, burocrazia. Fra gli altri punti critici ci sono anche:
- le incertezze della politica (fra un anno ci sarà un diverso Governo a portare avanti il Piano fino al 2026),
- i tempi di attuazione troppo stretti vista la complessità del Recovery Plan,
- la mancanza di competenze per la trasformazione.
I cardini della svolta
Il presidente API, Paolo Galassi, esprime l’augurio che il PNRR sia finalmente un’occasione da cogliere per risolvere una serie di problemi strutturali che l’Italia si porta dietro da anni, anzi da decenni.
Fra le parole chiave, Elena Buscemi cita l’innovazione e il cambiamento, Marco Granelli insiste sul ruolo delle amministrazioni, che devono riuscire a essere vicine alle imprese in questa sfida. Giulia Sormani insiste sull’importanza dell’accessibilità dei giovani, non adeguatamente informati su un Piano disegnato per costruire il loro futuro.
Il PNRR per il salto digitale delle PMI
Il PNRR si inserisce in una strategia per la digitalizzazione delle PMI che era già in atto, tra incentivi per la Trasformazione 4.0 ed altre misure di supporto. Il Piano potrebbe ora, e dovrebbe, essere accompagnata da un salto infrastrutturale del Paese.
Il sentiment delle imprese
In base al sondaggio di API, il 67% delle imprese valuta positivamente il PNRR (chiarezza di indirizzo, modernizzazione del Paese, innovazione e tecnologia, rilancio economico) ma non mancano dubbi, emersi nel corso della tavola rotonda: il Recovery Plan italiano è un’occasione unica che rischia di restare teorica, una grande opportunità che va sfruttata con coraggio, tanti fondi ma troppa burocrazia.
Il 66% delle imprese ritiene che il PNRR possa veramente essere un’opportunità per le PMI e solo l’8% ha una vision negativa, mentre il 26% non ha ancora una risposta a questa domanda.
- I punti di forza emersi: Industria 4.0, investimenti in tecnologia e green, internazionalizzazione ed e-commerce (ci sono già bandi ICE che vengono utilizzati in questo senso).
- I punti deboli: rischio di sbilanciamento verso le grandi imprese, mancanza di fiducia nel cambiamento, costi eccessivi delle materia prime.
Accesso ai bandi del PNRR
Il 52% ha intenzione di accedere alla richiesta di fondi per promuovere progetti di digitalizzazione e o di sostenibilità ma il 32% non ha ancora preso una decisione.
Cosa chiedono le imprese
Le principali richieste delle imprese in merito alle risorse del PNRR: spese che agiscano da moltiplicatore sul valore dell’investimento, incentivi per assunzione di personale qualificato, canali di e-procurement dedicati, innovazione e ricerca a portata di PMI, interlocutori chiari e trasparenti.
A pesare è l’assenza di una politica industriale, la burocrazia, una Pubblica Amministrazione poco efficiente ed anche la sfiducia nella politica.
«Dopo lunghi anni di crisi, il nostro tessuto imprenditoriale ha bisogno di ricevere un segnale forte e positivo da parte delle Istituzioni – sottolinea Galassi -, con risposte fattive e immediate, finalizzate a ricreare quel clima di fiducia, solidità e stabilità in cui operare, per dare nuova energia e impulso alla loro crescita. Gli imprenditori ci credono e, ancora una volta, si fanno trovare pronti a raccogliere questa sfida, sostenendo nuove idee, progetti e investimenti».