Il mercato del lavoro in Italia non è dei più floridi, soprattutto se rapportato ai parametri medi del resto dell’Europa. È quanto emerge dal rapporto ISFOL su Lavoro e su Formazione in Italia a confronto con l’Europa, recentemente presentato alla Camera.
Sono oltre un milione e 480mila gli “occupati” in nero, ma si tratta solo di stime: il numero reale potrebbe superare di gran lunga maggiore a conferma della scarsa adesione alle normative che vincolano i datori di lavoro a contratti regolari e la scarsa cultura sui rischi connessi, anche penali, a danno delle aziende inadempienti.
Se analizziamo i casi irregolari, per il 75% di essi non sono è previsto alcun contratto di lavoro, nella quasi totalità dei rimanenti, poi, il contratto è solo un accordo approssimativo tra le parti che non contiene indicazioni di orari, versamento di contributi o mensilità aggiuntive.
Lo studio evidenzia come in termini di occupazione l’Italia non sia in linea con le altre nazioni europee ma indietro di quasi sette punti percentuali rispetto alla media.
Il Sud – a conferma delle analoghe rilevazioni ISTAT – continua a mantenere il primato in quanto a lavoro nero e disoccupazione, con una percentuale dell’11% rispetto alla media nazionale del 6.1%. L’effetto di questo status quo, inoltre, spinge ormai moltissime professionalità a a perdere la fiducia nei confronti del lavoro e convince alla ricerca di lavoro atipico e discontinuo.
I dati più allarmanti rimangono comunque quelli legati al futuro. Il lavoro precario aumenta in modo sconsiderato e le categorie più deboli sembrano diventare le donne e i giovani sotto i 24 anni.