Sembra finalmente in discesa la strada per l’approvazione della riforma fiscale alla Camera: la maggioranza pare aver trovato l’accordo che consente al testo di arrivare all’esame dell’Aula di Montecitorio.
La situazione è comunque in divenire: il Governo ha prima chiesto un rinvio del calendario, che prevede l’inizio del dibattito in Aula lunedì 9 maggio ma poi il Centrodestra ha annunciato l’intesa di maggioranza. Da capire se ci sarà comunque uno slittamento di qualche giorno.
Il Sottosegretario all’Economia, Federico Freni, aveva motivato la richiesta dell’Esecutivo proprio con la «necessità di chiudere un pacchetto che possa essere votato da tutti serenamente» dopo tanta attesa. Attualmente, infatti, il testo è in Commissione Finanze dove il dibattito prosegue dalla fine dell’ottobre 2021.
I motivi del disaccordo politico
In base alle novità dell’ultima ora, sembra che ci sia anche l’intesa sulla Riforma del Catasto, uno dei punti fondamentali su cui Lega e Forza Italia ponevano critiche. Il nodo è rappresentato dal fatto che nella legge delega è prevista una revisione delle rendite catastali entro il 2026. C’è il timore delle forze di Centrodestra che sia il primo passo verso un possibile aumento delle tasse sugli immobili.
In realtà, la delega prevede che questo non avvenga, nel senso che è esplicitato l’obiettivo di una revisione senza aumentare le tasse. Ma non si può escludere che, successivamente al 2026, un nuovo Governo possa invece alzare l’IMU. Il punto è che la rendita catastale è la base di calcolo per le imposte sugli immobili, di conseguenza la riforma del Catasto delle rendite alla lunga può pesare sulla tassazione.
Adesso, però, il Centrodestra annuncia che la mediazione è stata trovata eliminando dal testo «qualsiasi riferimento al valore patrimoniale degli immobili», mantenendo quindi le attuali regole sui criteri ed escludendo la possibilità di nuove tasse sulla casa.
Accordo annunciato anche su altri punti, ad esempio la nuova tassazione sulle rendite finanziarie, che coinvolge aliquote agevolate – come ad esempio la cedolare secca – in un percorso transitoriamente duale ma che a tendere mira ad un’aliquota unica, con il timore di un aggravio d’imposta per le formule attualmente ridotte.
Iter di approvazione
Il ddl fiscale doveva arrivare in Aula il 19 aprile, appuntamento che è progressivamente stato rinviato per evitare il voto di fiducia. Attualmente è in calendario per lunedì 9 maggio, e bisogna appunto capire se ci sarà o meno lo slittamento chiesto dal Governo per recepire le novità dell’accordo. Sembra però avvicinarsi l’approdo in Aula, con un voto poi compatto da parte della maggioranza.
Quello alla Camera è solo il primo passaggio parlamentare della delega, che poi dovrà essere approvata anche dal Senato. A quel punto, in base all’attuale testo, il Governo avrà ulteriori 18 mesi di tempo per i decreti legislativi attuativi.