Nel regime dei forfettari resta la flat tax al 15% ed il tetto massimo di 65 mila euro, con un regime biennale di uscita (con aliquota ancora da definirsi) allo sforamento dei ricavi, prima di rientrare nel regime ordinario, e una possibilità di accesso con meno vincoli di categoria, senza dunque escludere a priori dipendenti e pensionati (ma i dettagli saranno affrontati solo nei decreti delegati, per adesso c’è solo un’apertura alla valutazione in questo senso): raggiunto in questo senso l’accordo politico tra Ministero dell’economia e gruppi di maggioranza sulla legge delega di riforma fiscale.
In giornata sono previsti nuovi vertici tecnici presso il MEF, mentre entro venerdì è attesa la convocazione per una nuova riunione di maggioranza, sugli emendamenti da votare in Commissione la prossima settimana, con l’auspicio di arrivare pronti alla scadenza del 28 marzo, quando è previsto l’approdo del testo in Aula, che tuttavia dovrebbe slittare al 4 aprile.
Tra le altre misure concordate c’è anche l’abolizione IRAP per società di persone e studi associati ed un regime transitorio per la cedolare secca al 21% prima di tornare al 23% (con ipotesi di tassa piatta per tutti gli affitti immobiliari con aliquote proporzionali).
Per i rimborsi del cashback fiscale si partirà dall’acquisto dei farmaci in alternativa (facoltativa) alle detrazioni IRPEF, seguiti poi dalle altre spese medico-sanitarie (analisi, visite, prestazioni). Si lavora comunque ai dettagli, per includere la proposta di partire dalle spese socio-sanitarie.
Per quanto concerne la riforma degli acconti fiscali per gli autonomi, l’ipotesi è quella di riscrivere il calendario delle scadenze fiscali, spostare i prelievi da gennaio a giugno dell’anno successivo (con la mensilizzazione della tassazione) e di rimodulare la ritenuta d’acconto, applicando una riduzione o addirittura alla sua abolizione. C’è apertura a partire da subito, con la rateizzazione del secondo acconto di novembre 2022 nel semestre gennaio-giugno 2023.
Un altro tema caldo ancora al centro del dibattito resta invece la creazione di una No tax area senza obbligo di dichiarazione dei redditi. La proposta è quella di fissare la soglia di reddito a 10mila euro, ma si tratta di un tema su cui non c’è ancora condivisione di maggioranza e di Governo.