L’Unione Europea approva la sua regolamentazione del mercato delle criptovalute, con il disegno di legge MiCA (Markets in Crypto Asset): il Consiglio Ecofin ha infatti adottato il testo del regolamento sui mercati delle cripto-attività concordato con il Parlamento UE, volto a rendere tracciabili i trasferimenti di criptovalute stabilendo regole armonizzate per tutti gli Stati Membri.
Si tratta di una materia su cui l’Italia ha già previsto norme specifiche, con il Decreto Criptovalute in attuazione del Regolamento UE 2022/858, che riguardano non soltanto il tracciamento ma anche l’emissione e la tassazione dei crypto-asset.
Criptovalute: regole standard nella UE
Il quadro legislativo unitario che regolamenta le criptovalute in tutti gli Stati Membri della UE prevede una serie di novità che riguardano le emissioni di emittenti di utility token e stablecoin, fornitori di servizi, sedi di negoziazione e portafogli di crypto-asset.
Non ci sono divieti all’utilizzo di monete virtuali operanti su blockchain con protocolli PoW ad alta intensità energetica (proof-of-stake) per elaborare transazioni “crypto”, come ad esempio fanno Bitcoin ed Ethereum, tuttavia si prevedono specifiche tassonomie: le criptovalute “saranno soggette a standard minimi di sostenibilità ambientale”.
Protocolli e monete virtuali: cosa cambia
Il testo di legge conferma il via libera a mining e transazioni per tutte le attuali criptovalute, anche a quelle che fino a pochi mesi fa erano a rischio “ban”, peraltro tra le più note e diffuse sul mercato in termini di capitalizzazione. Nessuna limitazione neppure per le blockchain che usano un protocollo ibrido – come il PoH (proof-of-history) usato da Solana – o il PoS (proof-of-stake).
Piuttosto la regolamentazione del mercato crypto renderà più stabili e appetibili questi asset per gli investitori tradizionali, riducendone la forte volatilità. Una necessità ancor più stringente dopo l’invasione russa dell’Ucraina e il ricorso alle criptovalute per evitare le sanzioni finanziarie inflitte ai sostenitori della guerra.
La minaccia stablecoin da contrastare
In un quadro di macro-finanza, in realtà, a spaventare i governi nei mesi scorsi non è stata tanto la poca trasparenza della finanza decentralizzata ma la minaccia delle stablecoin. Si tratta di criptovalute ancorate agli asset di mercato tradizionali, come ad esempio Tether, moneta virtuale con prezzo legato dall’andamento del dollaro.
Perchè fanno paura? Perchè sono stablecoin anche lo Yuan digitale emesso dalla banca centrale cinese e il Rublo digitale della banca centrale russa.
Più controlli e trasparenza per la finanza digitale
E qui torniamo al MiCA, che cerca adesso di rafforzare la regolamentazione sulla finanza digitale nella UE e introdurre un regime di licenze semplificate e una serie di regole standard per tutti i Paesi Membri, puntando su requisiti di trasparenza, autorizzazioni e controllo da parte dei fornitori di servizi di criptovalute, tutele per i consumatori e misure contro gli illeciti di mercato.
Per le cripto-attività, con il MiCA che dovrebbe entrare in vigore presumibilmente da metà 2024 – con recepimento delle direttive fiscali intorno al 2026 – per contrastare abusi, inside trading e manipolazioni, perseguibili per legge.
- Gli emittenti di criptovalute ad ampio spettro dovranno registrarsi e seguire i vincoli del regolamento, per garantire standard di sicurezza.
- I capitali dei clienti dovranno essere distinti da quelli del fornitore ed essere attribuiti a uno specifico indirizzo sulla blockchain.
- Un fornitore di servizi di criptovalute sarà soggetto alle nuove regole se nel territorio UE avrà almeno 15 milioni di utenti attivi, in media, in un anno solare.
- Un servizio di crypto-asset si considererà ampiamente utilizzato come mezzo di scambio se il numero medio e il valore aggregato medio delle transazioni giornaliere nell’ambito di un’unica area monetaria risulterà superiore a un milione di scambi per un valore di 200 milioni di euro.
Aggiornamento della direttiva fiscale
La nuova DAC estende le procedure di rendicontazione fiscale ai trasferimenti di criptovalute in linea con il quadro di riferimento OECD e con le norme antiriciclaggio dell’UE.
La DAC8 aderisce al Crypto-Asset Reporting Framework (CARF) e agli standard di rendicontazione OCSE: richiederà ai crypto asset service provider (CASP) di raccogliere informazioni sui trasferimenti di qualsiasi importo per garantirne la tracciabilità, rispettando le nuove regole di rendicontazione e i requisiti ora più stringenti per la comunicazione dei Tax Identification Number.
Come ha spiegato il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis:
i fornitori di servizi di criptovalute dovranno segnalare le transazioni nazionali e transfrontaliere dei clienti residenti sul territorio comunitario. Gli Stati membri otterranno le informazioni necessarie per assicurarsi che le imposte siano pagate sui guadagni ottenuti con le contrattazioni o gli investimenti in criptovalute.
Si impone poi, non soltanto lo scambio di informazioni tra autorità nazionali sugli accordi fiscali preventivi concessi non soltanto alle società, ma anche alle persone fisiche e di ammontare superiore agli 1,5 milioni di euro.
I profitti realizzati con cripto assets vanno tassati in tutti i paesi europei e la direttiva indica la via per più trasparenza anche su scala internazionale.