Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha tenuto nei giorni scorsi una conferenza stampa a conclusione del Vertice dei Capi di Stato e di governo dell’UE, riportando le posizioni condivise sul temi dell’economia, difesa ed energia. Ne riassumiamo qui i passaggi essenziali.
Crisi energetica: strategie e regole
La risposta UE alla attuale crisi energetica è fondata su 4 pilastri, condivisi dall’Italia, che è già opera per realizzarli.
- Il primo è la diversificazione di fornitori di gas rispetto alla Russia e di fonti di approvvigionamento con quelle fossili da sostituire gradualmente con quelle rinnovabili. Si parte con le semplificazioni autorizzative nell’eolico: la Commissione UE aiuterà gli Stati membri in questo percorso.
- Il secondo punto è l’introduzione di un tetto ai prezzi del gas. La Commissione presenterà un rapporto su come diminuire il contagio dal gas al resto dell’elettricità.
- Il terzo obiettivo, in parte connesso al precedente, è quello di separare il mercato dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili dal mercato del gas. Oggi c’è un solo prezzo, per cui anche l’energia più economica da fonti rinnovabili arriva al consumatore con la zavorra del prezzo del gas, facendo lievitare le bollette.
- Il quarto punto è la tassazione degli extra profitti delle società elettriche. La Commissione ne stima un gettito di circa 200 miliardi.
Regole da riscrivere
Tutto questo genera la necessità di una riconsiderazione dell’apparato regolatorio, giustificata da questa situazione di emergenza.
Draghi si riferisce al Patto di stabilità, alle leggi sugli aiuti di Stato, agli standard dei prodotti agricoli da importare, al mercato dell’Elettricità. In sostanza, riporta Draghi, c’è la convinzione ormai consolidata della Commissione che occorra rivisitare temporaneamente le regole che ci hanno accompagnato in questi anni.
Scenari economici: le nuove sfide di bilancio
Il momento di grande incertezza suggerisce preoccupazioni per il futuro e quindi detta l’agenda di politica economica per i prossimi mesi.
Come ha riportato il Premier, ad oggi il fabbisogno finanziario che serve per gli stanziamenti extra nel comparto della Difesa vanno da 1,5 a 2 e più trilioni di euro nei prossimi 5-6 anni. Questo, per rispettare gli obiettivi climatici del 2030 e gli impegni sottoscritti con la NATO.
I bilanci nazionali non hanno questo spazio.
Draghi sottolinea il fatto di averlo chiaramente riportato nel corso del Vertice. Bisogna dunque trovare un compromesso su come generare queste risorse, che non possono essere collocate all’interno dei bilanci nazionali. Occorre pertanto una risposta legata alla politica di bilancio.
Se l’economia dovesse indebolirsi occorrerà una convincente risposta delle politiche di bilancio.
Noi abbiamo speso 16 miliardi già ora per mitigare l’effetto dei rincari, quindi bisogna che sia una risposta Europea.
Detto questo, come ha ricordato Draghi, “la performance dell’economia italiana l’anno scorso è stata a dir poco eccezionale”. Siamo in grado di affrontare un rallentamento temporaneo dell’economia e arrivare alla conclusione di quest’anno con un altro buon dato di crescita. Saremo in grado di capire meglio lo scenario di macro-economia quando saranno disponibili le previsioni del Fondo Monetario Internazionale dopo quelle Ocse. Le stime BCE sono complessivamente ottimistiche.
L’impatto della guerra su imprese e famiglie
Occorre essere consapevoli che le sanzioni stanno avendo un impatto pesante sul potere d’acquisto delle famiglie e sulla competitività delle imprese, quando non sulla loro stessa sopravvivenza. Alcune hanno dovuto sospendere la produzione, tra rincari energetici e mancanza di materie prime. La situazione va affrontata subito perchè “ha il potenziale di fratturare il sistema economico europeo conducendoci verso il protezionismo“. La risposta immediata è intanto unica e con accordo unanime: “sostenere famiglie e imprese“.
Per quanto concerne gli allarmismi su fronte approvvigionamento, Draghi ha ovviamente sedato gli animi invitando semmai ad un atteggiamento proattivo: le interruzioni nei flussi di approvvigionamento possono accadere, specialmente se la guerra continuerà per tanto tempo. La risposta consiste nel cambiare paese e fonte di approvvigionamento.
Bisogna essere reattivi, non soggiacere alla preoccupazione e subire passivamente.
Significa in pratica costruire nuove relazioni commerciali come già sta avvenendo per l’energia.