A partire da lunedì 14 marzo, le aziende di autotrasporto hanno annunciato una sospensione dei servizi a livello nazionale, attraverso una comunicazione dell’associazione Trasportounito al Governo e alla Commissione di Garanzia sugli Scioperi, a causa del caro carburanti (in media oltre i 2,40 euro per litro, sia per benzina che per gasolio).
La protesta delle aziende di settore è legata agli extra costi generati a valle di obblighi contrattuali che le imprese della filiera logistica non sono più in grado di garantire.
Con i costi del gasolio che continuano a lievitare, in assenza di provvedimenti di emergenza che abbattano la pressione fiscale sui carburanti e definiscano norme di regolazione del mercato anche e specialmente per quanto riguarda i rapporti con la committenza e a tutela delle imprese di autotrasporto, il fermo nazionale di categoria è inevitabile.
La Commissione di garanzia per lo sciopero ha ovviamente bocciato l’astensione, per mancato rispetto del termine di preavviso di 25 giorni. Unatras ha comunque annunciato anche manifestazioni degli autotrasportatori in tutta Italia per sabato 19 marzo.
Per il Segretario Generale, Maurizio Longo, il blocco totale dei servizi è l’inevitabile conseguenza di un collasso di sistema. Secondo Trasportounito, alcune delle risposte fornite in materia dei rincari non sono sufficienti per attenuare la tensione generata dai forti aumenti del carburante: la richiesta è quella di un automatismo che ribalti i maggiori costi sulla merce. Le richieste al Governo per evitare il “punto di non ritorno” sono dunque:
- obbligo per le aziende committenti di adeguare alle variazioni dei costi gasolio le tariffe dei servizi di trasporto riconosciute agli autotrasportatori;
- interventi di natura fiscale che prevedano l’utilizzo dell’extra gettito IVA derivante dai rincari, per supportare e abbattere i costi delle imprese di autotrasporto.
Immediate le reazioni delle associazioni a difesa dei consumatori, preoccupati che le tensioni comportino un rallentamento delle forniture ed un rincaro dei prezzi al dettaglio. Secondo il il presidente Codacons, Carlo Rienzi, la minaccia di blocco dei tir rischia di avere effetti sui rifornimenti di beni e ad una impennata dei prezzi al dettaglio nei negozi e nei supermercati, considerato che l’85% delle merce venduta in Italia viaggia su gomma.