Rallenta il Superbonus, attualmente fermo a 7,5 milioni di soggetti coinvolti contro i 9,4 milioni registrati a novembre. Anche gli interventi crescono meno rapidamente, a causa dell’impatto delle recenti normative sulla cessione del credito. Il calo della percentuale di incentivo non è determinato dalla mancata intenzione ad aderire, considerando l’ampia disponibilità da parte delle famiglie (pari al 56% dei rispondenti al sondaggio) a effettuare i lavori di riqualificazione energetica anche a un’aliquota inferiore di incentivo fiscale.
Questo, in sintesi, è quanto si evince dal “110% Monitor”, l’osservatorio Nomisma che monitora l’andamento degli interventi di riqualificazione energetica e sismica soggetti al Superbonus. La maggioranza degli interessati comprende i proprietari di abitazioni in grandi condomini, mentre diminuisce la componente degli edifici unifamiliari: a influire sul calo è probabilmente la nuova scadenza fissata a dicembre 2022 per questa tipologia edilizia.
A crescere è anche la diffidenza delle famiglie verso il mondo delle imprese di costruzioni, considerate inaffidabili da 2 soggetti su 5 e propense alle frodi in 3 casi su 5. Il report fa luce anche sull’ampliamento delle disparità, mettendo in evidenza come le famiglie operative siano quelle meglio equipaggiate, caratterizzate da un reddito elevato e dal possesso della seconda casa.
Dietro la frenata dei cantieri si cela anche l’effetto delle nuove disposizioni legislative in merito alla catena della cessione del credito, che stanno generando un ostacolo per la platea di famiglie interessate alla misura, determinando l’interruzione o il blocco dell’iniziativa per oltre 2 milioni di casi e creando criticità anche nella fase di attivazione. Se da un lato le agevolazioni edilizie sono state una potente leva per la ripresa economica durante la pandemia, è innegabile che a sorreggere il comparto edile sia stata la possibilità di ottenere le cessioni del credito spettanti dall’agevolazione fiscale.