Un intervento sul sistema pensionistico, attraverso il dialogo e il confronto con le parti sociali, volto a garantire un sistema equo e flessibile nell’uscita dal mercato del lavoro: è quanto prevede la Direttiva generale 28/22 del Ministero del Lavoro, in relazione agli obiettivi strategici e alla programmazione per l’anno 2022.
Il documento esplicita tutte le linee d’azione e gli obiettivi, strategici ed operativi, che i dirigenti di primo livello dovranno sviluppare nel corso dell’anno.
Riforma pensioni nei piani di Governo
E tra questi figura anche la riforma delle pensioni, nello specifico attraverso formule di flessibilità in uscita, che tradotto significa nuovi strumenti per la pensione anticipata alternativi a quelli ordinari (Legge Fornero).
Non ci sono altri dettagli, ma si tratta comunque di una conferma sul programma di riforme in atto. Entro fine anno, in pratica, si devono trovare soluzioni (eque e flessibili) che consentano di andare in pensione prima dei 67 anni (senza contare i futuri scatti all’età pensionabile, destinati a salire) per quanto riguarda la pensione di vecchiaia e prima dei 64 anni nei casi previsti dall’attuale legge.
Iter Riforma Pensioni: a che punto siamo
Nell’ultimo tavolo con le parti sociali, le posizioni sono rimaste pressoché invariate: tutti d’accordo sulla volontà di introdurre formule (possibilmente strutturali) di flessibilità in uscita ma ancora nessuna convergenza sugli strumenti più idonei. A margine dell’incontro tecnico dello scorso 15 febbraio, lo ricordiamo, il segretario confederale Cgil, Roberto Ghiselli, aveva dichiarato:
È stata condivisa la necessità di un superamento delle rigidità attuali presenti nel sistema, in particolare quella legata ai 67 anni.
Il Governo sembra orientato verso l’opzione per tutti di uscita anticipata intorno ai 64 anni ma con ricalcolo contributivo o decurtazione sull’assegno per ogni anno di anticipo. Diversamente, si sposta nuovamente il focus sul montante contributivo, come previsto dalla Legge Fornero: per la pensione anticipata – a prescindere dall’età anagrafica – ci vogliono oggi 42 anni e dieci mesi per gli uomini e 41 anni e dieci mesi per le donne. Dal 2026 sono previsti anche nuovi scatti, perché finirà il blocco instauratosi nel 2019.
Per saperne di più si attende adesso la convocazione del tavolo politico, dopo i vertici tecnici che a questo punto dovrebbero essere conclusi.