Sirmi, nel 2008 l’ICT rallenta… ma non troppo

di Noemi Ricci

Pubblicato 10 Novembre 2008
Aggiornato 26 Gennaio 2023 16:10

logo PMI+ logo PMI+
Sirmi ha pubblicato i dati relativi al mercato ICT nel terzo trimestre 2008: confermati i primi segnali di rallentamento, in particolar modo per quanto riguarda il comparto Consumer Electronics. In generale, "tengono" tutti gli altri comparti

Dalla consueta relazione Sirmi sull’andamento dell’ICT in Italia, emerge un trend moderatamente positivo nel terzo trimestre 2008: niente cifre in rosso, per quanto si registri un significativo calo degli investimenti.

Nello specifico, a rallentare è soprattutto il comparto Consumer Electronics, nonostante faccia ancora registrare una crescita del 5,5% ed una spesa end-user di 1.829,5 milioni di euro.

L’Hardware si assesta sul +2,1% per 1,8 miliardi di euro. Le aziende continuano quindi ad essere interessate ai dispositivi mobili, sempre più spesso utilizzati anche per postazioni fisse in ufficio.

Per quanto riguarda il comparto dei Servizi (+2,3%), e del Software (+5,1%) la domanda delle imprese cresce per i progetti in ambito Disaster Recovery e Business Continuity, Data Protection e Sicurezza, Consolidamento e Virtualizzazione, aggiornamento Software e sostituzione ERP, soluzioni di Outsourcing infrastrutturale, Software-as-a-Service e Servizi gestiti.

In generale l’ICT è cresciuto solo dell’1,7% rispetto allo stesso periodo 2007 per una spesa degli utenti finali di 15.786,9 milioni di euro.

Va un po’ meglio per il comparto IT che cresce del 2,7% per una spesa di 5.314,8 milioni di euro. Meno bene quello delle TLC con l’1,3% ed una spesa end-user di 10.472,1 milioni di euro (4,6 miliardi per le comunicazioni fisse e 5,8 per quelle mobili).

Le principali motivazioni che hanno portato al rallentamento sono chiaramente legate all’attuale fenomeno di saturazione della capacità di spesa e di indebitamento delle famiglie italiane e alla conseguente riduzione dei prezzi dei prodotti.

Sirmi pone l’accento sul rischio che la troppa tensione su prezzi e tariffe e la conseguente massificazione dell’offerta, porti le aziende a non percepire l’ICT come fattore di sviluppo e di vantaggio competitivo, quale è in realtà.