Pochi nuovi contributi alle imprese in difficoltà in settori come il turismo, troppi paletti alla cessione del credito per i bonus edilizi, niente cassa Covid per le PMI: le associazioni imprenditoriale delle piccole e medie imprese, pur apprezzando lo sforzo del Governo attraverso il Sostegni-ter, ritenuto tuttavia insufficiente su diversi fronti.
Cessione del credito bonus edilizi
Iniziamo dalle misure sul bonus edilizi, su cui esprimono critiche sia Confartigianato sia CNA. Il decreto introduce una nuova restrizione sulla cessione del credito, che resta possibile una sola volta. In pratica, se chi effettua i lavori sceglie la cessione del credito, ad esempio a una banca, quest’ultima non può successivamente cederlo a sua volta, operazione che invece era possibile in base alla precedente norma.
«Le continue modifiche della disciplina – sottolinea il presidente dell’associazione, Marco Granelli – creano incertezza sul mercato con l’effetto di bloccare le operazioni, anche quelle che non presentano profili patologici. Inoltre, limitare ad una sola cessione il trasferimento dei crediti potrebbe determinare un rallentamento delle operazioni di acquisto da parte degli operatori finanziari che sono prossimi al raggiungimento della loro capacità di “assorbimento” in compensazione dei crediti stessi».
CNA rincara la dose, definendo «paradossale e pericoloso» l’intervento, che è stato pensato per contrastare possibili frodi. Il punto, per la Confederazione nazionale artigianato, è che i paletti mettono a rischio «uno strumento che sembra funzionare tanto sul fronte ambientale quanto sul fronte economico» e penalizzano «soprattutto artigiani, micro e piccole imprese che grazie ai bonus si stanno lentamente risollevando da una crisi terribile». Questo, perché «l’impossibilità di una successiva cessione del credito dopo la prima è destinata a ridurre inevitabilmente la disponibilità degli intermediari a garantire crediti oltre la propria capacità di utilizzarli».
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Caro energia e taglio bollette
Confartigianato esprime invece apprezzamento per le misure contro il caro energia, che mitigano il caro bollette per le imprese. Ma, sottolinea sempre Granelli, «si tratta di interventi di carattere temporaneo. Il prossimo e irrinunciabile passo da compiere con rapidità consiste nella riforma strutturale della bolletta elettrica, eliminando gli assurdi squilibri che oggi penalizzano i piccoli imprenditori, costretti a pagare il 49% degli oneri generali di sistema per finanziare una serie di agevolazioni tra cui quelle agli energivori». Sulla stessa linea Confcommercio, che approva le misure contro il caro bollette ma chiede un intervento strutturale.
Nuovi ristori
Confcommercio ritiene poi che siano parziali le misure relative ai nuovi ristori, soprattutto in relazione ai settori più in difficoltà, come il turismo. «Fra l’altro – commenta l’associazione imprenditoriale -, l’accesso ai ristori per il commercio al dettaglio è previsto solo per imprese con fatturato 2019 non superiore ai 2 milioni di euro. Giusta, invece, l’estensione del credito d’imposta sulle rimanenze finali di magazzino al settore del commercio moda».
E comunque, conclude Confcommercio «con circa 350 milioni per il turismo, con circa 390 milioni per il commercio al dettaglio e per le attività chiuse o particolarmente colpite dall’emergenza epidemiologica e con circa 100 milioni per le attività della cultura, non si va lontano. Così come non si va lontano con i 230 milioni, di cui soltanto 100 aggiuntivi, destinati al solo trasporto terrestre». Sul fatto che le risorse siano insufficienti concorda Confesercenti, che invece approva le norme sul credito d’imposta per gli affitti e sgravio per le rimanenze di magazzino e ritiene soddisfacenti anche i tagli in materia di costi energetici. Ma evidenzia altri due punti critici: ancora nessuna risposta su moratoria debiti bancari e scadenze fiscali, troppo oneroso, in termini organizzativi e anche di rischio sanzioni, il nuovo obbligo di green pass nei negozi che costringe l’esercente ai controlli.
Ammortizzatori sociali
Un’altra critica riguarda gli ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro. Il decreto Sostegni-ter per le PMI prevede tre mesi di cassa integrazione utilizzabili fino al 31 marzo, senza il pagamento del contributo addizionale. «In uno scenario economico estremamente difficile ed incerto, colpiscono poi, in particolare, il mancato accoglimento della richiesta di un nuovo ciclo di cassa Covid e il ricorso al meccanismo oneroso del Fondo di integrazione salariale, per alcuni settori del terziario di mercato e fino alla conclusione del periodo emergenziale, sia pure scontato del contributo di finanziamento previsto in caso di utilizzo».
Anche la presidente di Confesercenti, Patrizia De Luise, esprime «profonda delusione per la mancata proroga della cassa Covid». Le imprese avrebbero bisogno di risposte più ampie. «Solo nei settori della ricettività, ristorazione, organizzazione viaggi e commercio sono a rischio 50mila attività economiche e 250mila lavoratori. Un numero considerevole che va ad aggiungersi alle migliaia di imprese costrette a chiudere per sempre i battenti da inizio pandemia. A Governo e Parlamento chiediamo di sostenere con più vigore le attività nel passaggio attraverso questa nuova fase critica. Ogni impresa chiusa e ogni dipendente senza più un lavoro sono una sconfitta per tutti”.