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Cultural fit: la prova del nove per talent attraction e retention

di Anna Fabi

Pubblicato 6 Gennaio 2022
Aggiornato 31 Maggio 2022 11:26

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Scopriamo perchè è importante il cultural fit nell'ambito del recruiting e della talent retention, per trattenere i migliori talenti in azienda.

Con l’avvento della pandemia, tutto il mondo ha cominciato a guardare al lavoro da una prospettiva diversa: quella che mette al centro e al primo posto la persona, i valori, il sentirsi felici ed appagati. Largo alle filosofie che si inseriscono in questo filone e che hanno trovato nuova vita con l’era Covid e dello smart working, a partire da quella YOLO (You Only Live Once), fatte proprie anche dalle nuove generazioni, che si stanno affacciando al mercato con consapevolezza di quanto abbia valore il benessere lavorativo e della sua correlazione con la soddisfazione individuale.

Per le imprese questo cambiamento di prospettiva si è trasformato in un evidente problema di talent retention: come trattenere i talenti che non si ritrovano in azienda e che possono essere attratti da altre opportunità esterne? Quel che si può fare è solo attrarre e selezionare, fin dalla fase di recruiting, persone che si rispecchino nei valori aziendali e che, anzi, li portino avanti anche nella propria quotidianità.

Cultural fit: cos’è

Con la strategia del cultural fit (che potremmo tradurre con “calzare a pennello da un punto di vista culturale”) le aziende cercano di attrarre e selezionare profili che sposino l’approccio, la cultura ed i valori aziendali: il resto (competenze hard e soft) vien da sé (e comunque dopo). Selezionare persone che corrispondono al cultural fit aziendale è essenziale per vincere le sfide del mercato del lavoro odierno.

Attenzione però a non cadere nel cliché secondo cui cultural fit significhi assumere persone identiche tra di loro. Il fatto di avere una corrispondenza tra valori aziendali e personali non deve andare a discapito della valorizzazione della diversità in termini di provenienza, schemi di lavoro e di pensiero: aspetti chiave per la crescita dell’organizzazione. Ci può infatti essere una comunione di valori anche laddove ci sia diversità di pensiero: è anzi esattamente questo che fa funzionare un’azienda.

Un’arma di recruiting e talent retention

Se le persone hanno già nel proprio bagaglio personale quei valori che sono comuni anche all’azienda, non dovranno sforzarsi di applicarli, risultando anche più coinvolte e soddisfatte nel lavoro. Oltre a ottenere un team più coeso e produttivo, l’azienda che lavora sul cultural fit delle proprie risorse ottiene anche un altro importante vantaggio: una riduzione del turnover rispetto alle opportunità di lavoro provenienti dall’esterno. Il cultural fit è dunque non solo uno strumento di recruiting  ma anche di talent retention – fenomeno di cui molte aziende stanno soffrendo oggi.

Il Culture book

Per essere sicuri di ricevere candidature in linea con la cultura aziendale, è utile predisporre materiali volti a far conoscere nel dettaglio la cultura aziendale a chi si trova all’esterno dell’organizzazione.È ciò che alcune aziende hanno denominato Culture book: un documento in grado di riassumere e trasmettere in maniera esaustiva la cultura e il clima che si respira all’interno di un’organizzazione anche a chi non ne fa parte. In ottica di recruiting, la finalità del documento è quella di mettere i potenziali candidati nella condizione di capire sin da subito se i valori, l’ambiente, la cultura di quell’azienda fanno al caso proprio, evitando di sottomettere candidature a scatola chiusa.

È con questo obiettivo che è nato il Culture book di Seedble, manifesto co-creato dal team per raccontarsi e condividere con l’esterno i principi che guidano le attività dell’azienda e le relazioni umane e professionali tra le persone. Una guida e un punto di riferimento delle attività quotidiane ma anche una fonte di insight per i neo-assunti o aspiranti tali, e per chi vuole conoscere meglio la realtà aziendale. Realizzato raccogliendo gli spunti provenienti da tutto il team, dimostra che il miglior modo per constatare se la cultura aziendale è effettivamente vissuta, è ascoltare come viene percepita: se gli stessi lavoratori la raccontano come l’imprenditore l’avrebbe immaginata, abbiamo fatto bingo.

Questo è l’esperimento fatto in Seedble, dove è stato chiesto a tutti i collaboratori di dare il proprio contributo per la realizzazione del culture book, lasciando ai fondatori l’arduo compito di rileggerlo a conti fatti: il risultato è stato strabiliante. Le persone hanno descritto la realtà aziendale esattamente come questi l’avrebbero raccontata, esattamente come oggi la spiegherebbero ad un candidato interessato ad entrare a far parte dell’organizzazione. Rendere questo tipo di documenti aperti all’esterno costituisce un’opportunità chiave per sposare il criterio di selezione del cultural fit: un criterio ormai diffuso per trovare ed attrarre candidati in target, con i quali possa crearsi un perfetto matching rispetto alla cultura e al clima aziendale.

Per realizzare un culture book o lavorare sulla propria cultura organizzativa, si può scrivere a hello@seedble.com e raccontare le proprie esigenze, per capire come migliorare il cultural fit nella propria organizzazione.