In occasione dell’incontro di lunedì 20 dicembre tra Governo e Sindacati sulla riforma delle pensioni, la Cgil ha diffuso un’analisi d’impatto di una delle proposte sul tavolo: il ricalcolo contributivo della pensione. Tra le varie formule proposte, questa è una di quelle avanzate dal Governo per inserire nuove opzioni di pensione anticipata rispetto ai requisiti Fornero.
Nel 2022, al momento, le uniche novità solo la Quota 102 e la versione estesa dell’APE Sociale, oltre alla proroga di un anno per l’Opzione Donna. L’obiettivo è di arrivare ad un sistema previdenziale, nel 2023, che possa superare queste formule transitorie introducendo strumenti permanenti.
Ricalcolo contributivo: pro e contro
In base alle valutazioni dell’Osservatorio Previdenza della Cgil nazionale e della Fondazione Di Vittorio, si tratterebbe di una proposta eccessivamente penalizzante: se da un lato permetterebbe l’uscita anticipata a 64 anni dal mondo del lavoro, dall’altra prodirrebbe tagli fino al 30% rispetto all’importo dell’assegno pensionistico a cui si potrebbe aspirare.
Diversi gli esempi riportati. Riferendoci ad una retribuzione media di 20mila euro lordi, un lavoratore che si ritira a 64 anni con 30 anni di contributi, di cui la metà versati dopo dal 1996, vedrebbe la pensione lorda subire un taglio del 22,5%, passando da 870 euro se calcolata con sistema misto a 674 con il ricalcolo contributivo. I tagli diminuiscono con l’aumentare della RAL e del montante contributivo, pur rimanendo a due cifre.
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Uno scenario simile a quanto già avviene oggi con l’Ozione Donna.Vero che è che si tratterebbe di una scelta opzionale, ma fortemente penalizante rispetto a quanto versato per un’itera vita lavorativa. Da qui l’invito della Cgil a “realizzare un sistema previdenziale più flessibile che consenta alle persone di accedere in anticipo alla pensione rispetto ai 67 anni attualmente previsti, ma senza imporre condizioni vessatorie”.
I sistemi previdenziali oggi
Ad oggi esiste una varietà di formule di uscita e di sistemi di calcolo. Andando avanti nel tempo, la quota retributiva a destinata a sparire, facendo concentrare il dibattito sulla pensione contributiva pura.
Pensioni: verso il contributivo puro
Con il graduale e inevitabile passaggio al sistema contributivo per tutte le pensioni future, pur restringendosi il beneficio economico di una quota calcolata con il retributivo viene ad ampliarsi lo spettro delle possibilità per l’uscita anticipata, dal momento che tale parametro viene a incidere in misura minore rispetto al passato sulle casse dello Stato. Detto questo, muovendosi in questo alveo del “contributivo”, lobiettivo è raggiungere una formula di compromesso che non sia troppo penalizzante per il lavoratore e che si riveli nel tempo sostenibile anche per i flussi di cassa INPS.
La riforma pensioni 2022-2023
Il vertice odierno a Palazzo Chigi tra governo, Cgil, Cisl e Uil parte da questo scenario: superata la fase transitoria del 2022 con le formule di passaggio (migliorabili), l’obiettivo è di definire assieme uno o più strumenti strutturali di flessibilità in uscita (pensione anticipata). Allo stesso tempo, i Sindacati portano avanti altre istanze: definire una pensione di garanzia per i giovani con carriere discontinue, riconoscere dal punto di vista previdenziale il lavoro di cura (caregiver) e quello delle donne a vario titolo (Opzione Donna permanente, sconti contributivi per la pensione ordinaria). Da gennaio 2022 prenderanno l’avvio tre tavoli specifici, su:
- flessibilità in uscita,
- previdenza per i giovani e le donne
- previdenza complementare.