L’Italia detiene la percentuale più alta di piccole e medie imprese Digital Starters (22%) e tante Digital Innovators (24%), ma una su tre è ancora Digital Settled (più reticente): sono alcune evidenze dell’Osservatorio Piccole Imprese (GoDaddy e Kantar), secondo il quale le PMI italiane hanno raggiunto un indice di digitalizzazione di 44/100, meglio delle colleghe tedesche e francesi e seconde solo alle spagnole. La pandemia ha rappresentato una forte spinta, innalzando il livello nell’ultimo anno, complice la maggior penetrazione di strumenti aziendali per un approccio al business più innovativo.
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La classifica europea
Il grado di maturità digitale delle PMI è stato misurato analizzando una serie di parametri, suddivisi in due categorie principali: l’attitudine a utilizzare un approccio innovativo e strumenti digitali, l’effettivo utilizzo di strumenti digitali nel business quotidiano.
Il 54% delle aziende italiane ritiene di aver raggiunto un livello più alto di digitalizzazione durante il periodo Covid-19, stesso livello raggiunto dalla Spagna (53%), staccando nettamente Francia e Germania, rispettivamente al 41% e al 40%. Al contrario, il 57% delle tedesche e il 46% delle francesi ritiene che la pandemia non abbia portato a cambiamenti significativi in termini di digitalizzazione per le loro aziende.
Gli strumenti
Secondo il GoDaddy Digital Index, le imprese italiane hanno in parte recuperato il gap sugli strumenti digitali per i dipendenti, e aumentato la predisposizione a utilizzarli per il proprio business. Per l’83% la digitalizzazione migliora il livello di competitività, permette di vendere con più successo online e offline (per il 78% del campione) e di lavorare in modo più flessibile (77%).
Le PMI italiane spiccano per un maggior utilizzo di strumenti come la fatturazione elettronica (68%) e i pagamenti digitali (50%), che invece sono usati solo dal 29% delle PMI francesi, dal 37% delle tedesche, dal 45% da quello spagnole. Il 58% delle aziende italiane utilizza canali di vendita online per i propri prodotti, contro il 40% di Francia e Germania. Le piccole imprese Italiane attribuiscono una grande importanza alla propria sicurezza informatica (80%), alla realizzazione di un sito web (76%) e alla presenza sui social media al fine di sostenere al meglio i propri clienti.
L’identikit
- L’Italia è al top nella classifica dei Digital Starters (22%), PMI giovani, sul mercato da non più di quattro anni, con un livello di digitalizzazione leggermente sotto la media ma native digitali, quindi con grande predisposizione. Si tratta di aziende che credono nell’utilizzo di strumenti digitali come driver per la crescita, lavorano all’ingrosso e al dettaglio con un modello tradizionale, nei settori marketing, pubblicità, PR e design.
- Altrettanto importante la percentuale di Digital Innovator (24%), imprese che hanno una grande affinità con gli strumenti digitali, utilizzano i social media per attività di marketing e l’e-commerce. In questa categoria rientrano aziende che operano nel settore alberghiero e della ristorazione, dei servizi finanziari, delle assicurazioni e dell’amministrazione.
- C’è però un’alta percentuale, il 30%, che rientra nella categoria Digital Settled, aziende ben equipaggiate con dispositivi tecnologici ma una visione scettica sull’evoluzione della digitalizzazione. Sono imprese reticenti a utilizzare strumenti di marketing digitale o a muoversi verso l’e-commerce. Rientrano in questa categoria aziende del settore dei servizi professionali, della consulenza manageriale, dei servizi di tecnologia e telecomunicazioni, immobiliare, noleggio e leasing.