Il Ministero della Transizione Ecologica (MiTE) ha chiarito in una nota stampa che, dopo un’approfondita analisi del PNRR italiano e delle singole misure e riforme descritte nel documento, la Commissione Europea ha avanzato richieste di chiarimento in merito alla produzione dell’idrogeno nei siti dismessi e l’impiego dello stesso nelle aziende cosiddette “hard-to-abate“, accogliendo le precisazioni fornite dal Governo. Dunque il Ministero smentisce le informazioni trapelate da alcune fonti, secondo le quali alcune parti del Recovery Plan nazionale sarebbero state bocciate dall’UE, che avrebbe fatto pressioni affinché alcune parti fossero modificate con specifico riferimento all’impiego di idrogeno nello stabilimento ex Ilva.
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Idrogeno green nel PNRR
L’interlocuzione tecnica tra Commissione Europea e Governo italiano è stata intensa, ma “normale”, secondo il Ministero. In questo ambito l’UE ha chiesto di assicurare un livello minimo di idrogeno green (fissato al 10%) nell’alimentazione di alcuni progetti che, per le grandi quantità necessarie, prevedevano un blending. Il Ministero della Transizione Ecologica ha garantito quanto richiesto e il Governo ha stabilito di destinare una quota di risorse pari a 400 milioni di euro ai progetti che utilizzino solo idrogeno green, in settori manifatturieri diversi dall’acciaio. Come spiega il Ministero:
si tratta di progetti che valorizzano alcune aree dove è già operativo un distretto industriale e dove la quantità di idrogeno da utilizzare giustifica l’investimento comune delle industrie situate nella stessa area, per installare e gestire un elettrolizzatore dedicato di piccola scala.
In questi settori le quantità necessarie consentono questa possibilità di riconversione entro il 2026, anno di completamento del PNRR.
La transizione è un “moto a luogo”: partire da una situazione attuale per arrivare a una radicale trasformazione, nel nostro caso, dell’approvvigionamento energetico, ma necessita di tempi tecnici di trasformazione. Ed è proprio quello che con il PNRR abbiamo progettato e che si intende realizzare.
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Progetto di decarbonizzazione
Recentemente, inoltre, il Ministero dello Sviluppo Economico ha presentato, alla presenza dei ministri Giancarlo Giorgetti, Roberto Cingolani e Stefano Patuanelli, il progetto di decarbonizzazione elaborato e redatto per le associazioni di categoria da Boston Consulting Group. Uno studio in cui, analizzando i trend e i costi relativi agli investimenti in una pluralità di tecnologie da implementare nei vari settori industriali, “hard to abate” – industrie produttrici di acciaio, cemento, vetro, ceramica, carta e alluminio con strumenti per produrre in-house idrogeno da usare come combustibile nei propri processi produttivi ad alte temperature – con l’obiettivo di favorire il processo di decarbonizzazione in vista del raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Unione europea al 2030 e 2050.
Acciaio, chimica, ceramica, vetro, carta, cemento e fonderia sono i settori ritenuti a più forte impatto in termini di emissioni CO2 e quindi saranno coinvolti nei prossimi anni in una trasformazione green dei sistemi produttivi. Per all’abbattimento delle emissioni CO2 si punterà su leve innovative relative all’economia circolare, efficienza energetica, elettrificazione, combustibili, low carbon bioful, idrogeno, cattura CO2. Il confronto tra i tre Ministeri proseguirà con un tavolo di lavoro dedicato che verrà istituito in tempi brevi con tutte le parti interessate.