I dati parlano chiaro, nel Mezzogiorno il 47,8% delle imprese non riesce a sopravvivere oltre i primi cinque anni di vita. Tra le prime conseguenze dirette circa 10.500 lavoratori ogni anno perdono l’impiego e quindi la fonte principale di reddito.
Questi sono solo alcuni dei dati allarmanti che la Confartigianato ha voluto rendere evidenti durante la annuale convention dedicata al Sud.
Differenti sono i fattori che vengono considerati la causa del principale del problema. In primo luogo l’accesso al credito che, secondo l’associazione di artigiani, costa alle aziende del sud circa l’1,2% in più rispetto a quelle del nord.
Altre componenti andrebbero ricercate nei sistemi informatici e nella disponibilità di soluzioni hi-tech, nonché nel sistema universitario. Per quest’ultimo parametro sono significativi i dati sull’abbandono scolastico e sulla fuga verso il nord. Sono infatti il 25,5% gli studenti che decidono di abbandonare il loro percorso di studi rispetto al dato nazionale del 20,6% e allo stesso tempo sono 589.800 i giovani meridionali diplomati e laureati emigrati lavorativamente tra il 1995 e il 2005.
Ad aggravare questi dati l’alto numero di residenti al Sud che sceglie di laurearsi (23,9%) ed iniziare l’attività lavorativa al nord, per poi trasferirsi definitivamente.
Notevole è anche l’aspetto infrastrutturale che registra un trend negativo nei confronti del resto del paese. Le aziende del meridione, ad esempio, hanno un costo relativo all’energia elettrica superiore rispetto alla media europea, ed in particolare di circa 1,4 miliardi di euro.