L’Anpal ha pubblicato il primo report nazionale sui disoccupati registrati ai servizi per l’impiego che hanno rilasciato la DID, la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro che un cittadino disoccupato o inoccupato deve obbligatoriamente rilasciare al Centro per l’Impiego nel momento della sua iscrizione. I dati permettono di scattare una fotografia aggiornata negli anni precddenti alla pandemia e nell’anno stesso della sua esplosione, mettendo in luce l’andamento reale della disoccupazione amministrativa in Italia, riuscendo a delineare anche il target dei disoccupati beneficiari o potenzialmente tali delle politiche attive.
I disoccupati attivi in Italia
Ricordiamo che, dal combinato normativo (cfr.: circolare ANPAL n. 1/2019), in Italia risultano in “stato di disoccupazione”, i soggetti che rilasciano la DID e che, alternativamente, soddisfano uno dei seguenti requisiti:
- non svolgono attività lavorativa nè di tipo subordinato nè autonomo;
- sono lavoratori con reddito da lavoro dipendente o autonomo inferiore alla soglia di capienza fiscale, con imposta lorda pari o inferiore alle detrazioni spettanti ai sensi dell’articolo 13 del testo unico delle imposte sui redditi di cui al D.P.R. n. 917/1986 (8.145 euro annui per il lavoro dipendente subordinato e parasubordinatoe e 4.800 euro annui per il lavoro autonomo).
Ebbene, secondo il rapporto, il volume dei disoccupati amministrativi al 31 dicembre 2020 ammontava a 8 milioni e 227mila unità, cifra che – al netto delle DID prive di movimentazioni negli ultimi 5 anni – scende a 5 milioni e 293mila unità. La maggioranza (82,6%) è costituita da disoccupati di lunga durata, individui che hanno conseguito un’anzianità di disoccupazione, al netto dei periodi di rientro nell’occupazione non superiori ai 180 giorni, uguale o superiore a 12 mesi. Si tratta di un dato significativo, soprattutto se comparato con il dato medio annuale relativo ai disoccupati nel 2020 elaborato dall’ISTAT, secondo cui questa popolazione ammonterebbe a poco più di 2 milioni e 300mila unità, ossia meno di 1/3 di quanto emerge dai dati amministrativi.
Dal punto di vista territoriale, il 30% di questa platea ha completato la registrazione in un Centro per l’Impiego del Nord, mentre meno del 22% nelle strutture del Centro e il 48% in un CPI del Mezzogiorno. Focalizzando l’attenzione sulle sole DID attive, poco più del 60% degli oltre 5 milioni di disponibili ha maturato almeno un’esperienza di lavoro dalla data di sottoscrizione dello stato di disoccupazione. La platea dei disoccupati disponibili risulta essere più giovane nel Mezzogiorno, infatti gli under 30 superano il 30%, con un’età media di 38 anni (inferiore di 2 anni rispetto al dato medio nazionale di 40 anni). Parimenti distribuita la presenza di uomini e donne. Gli stranieri rappresentano il 16,5% del totale dei disoccupati disponibili (con punte del 28,2% nel Nord-Ovest), con prevalenza di persone provenienti da paesi extra-UE.
Con la pandemia la composizione per classi di età non ha mostrato grossi cambiamenti, anche se durante i mesi del lockdown è aumentata la quota dei 20-39enni, mentre nel corso dell’anno si è poi registrata una generale diminuzione del peso degli over 50. Nel 2020 i percettori di Naspi sono stati 473.622, mantenendo stabile al 42% l’incidenza sulle DID registrate. Tra le misure anti-Covid, ricordiamo che lo scorso anno è stato disposto un prolungamento delle Naspi che, insieme al blocco dei licenziamenti, ha portato ad una riduzione dei flussi di nuove richieste.
La sintesi completa del report, è disponibile sul sito ANPAL.