Il futuro riserva ancora molte incognite per i lavoratori italiani, tanto che un milione di occupati teme di perdere il lavoro nei prossimi mesi. La situazione occupazionale a metà aprile 2021 è ancora critica: 1,8 milione di occupati sono fermi a causa di sospensioni di attività o cassa integrazione. Per 2,6 milioni di dipendenti c’è il rischio di perdere il posto con il prossimo sblocco dei licenziamenti. Circa 7,5 milioni di lavoratori, inoltre, hanno visto diminuire il proprio reddito. Questo è quanto emerge dal rapporto “Gli italiani e il lavoro dopo la grande emergenza” curato dalla Fondazione Studi CdL e presentato durante l’edizione 2021 del Festival del Lavoro.
=> Calcolo stipendio netto in busta paga
Lo scenario tracciato dall’indagine mette anche in evidenza un aumento delle disuguaglianze, come quelle tra lavoratori protetti e non, tra profili ad alta e bassa qualificazione che accusano il maggiore rischio di marginalizzazione: solo il 53,6% ritiene di avere un profilo appetibile sul mercato, nella maggioranza dei casi perché innovativo o specialistico. Per la maggioranza dei lavoratori salvare il posto è tuttavia l’obiettivo primario, mettendo in secondo piano il futuro professionale legato alla formazione. Il 56,7% segnala un aumento di stress e fatica nell’ultimo anno, solo il 14,3%, afferma di sentirsi pronto a ripartire dopo l’emergenza sanitaria.
Il rapporto conferma le marcate distinzioni che caratterizzano il mercato del lavoro, anche in termini di reattività alle condizioni esterne – commenta Rosario De Luca, Presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro.
È ora di investire in modo strutturale sulle politiche attive del lavoro per riqualificare le competenze di tutti quei lavoratori che rischiano di essere espulsi dal mercato con la fine del blocco dei licenziamenti, a partire dai segmenti più fragili.
Solo così si possono affrontare le criticità dei prossimi mesi e sfruttare al meglio le opportunità che si creeranno, se le scelte del PNRR saranno quelle giuste.