Il cashback di Stato non ha trovato posto tra i progetti finanziati con i 222 miliardi provenienti dall’Unione Europea nel PNRR del Governo Draghi, per questo motivo – secondo alcuni – il suo destino sarebbe dunque segnato. Il Conte bis lo aveva invece stato inserito nel Recovery Plan come stimolo ai pagamenti digitali, concedendo il rimborso del 10% (fino a massimo 150 euro) sull’importo degli acquisti effettuati con carte di credito, carte di debito e prepagate, bancomat e app di pagamento. Il fatto che il cashback non sia stato inserito nel PNRR lascia il dubbio che l’attuale Esecutivo possa decidere di far cadere l’operazione già alla prima scadenza di luglio 2022.
Quale destino per il cashback?
In realtà, l’attuale Governo per ora non si è espresso ufficialmente sul cashback. Per ora è previsto che il programma rimanga attivo fino a giugno 2022 e resta aperta la possibilità che il Governo lo rifinanzi con i fondi nazionali. Per garantire la copertura servirebbero circa cinque miliardi di euro che potrebbero essere trovati nella prossima Legge di Bilancio, magari con un restyling della misura, soprattutto per quanto riguarda i micro-pagamenti. Alcuni rumors parlano di un lavoro di valutazione da parte della squadra di Draghi di alcuni correttivi all’attuale meccanismo che così com’è sembra avere più costi che benefici. Tra gli obiettivi ci sarebbe quello di evitare un utilizzo improprio dei pagamenti, utilizzati dai furbetti del cashback per tentare di aggiudicarsi il “Super Cashback” da 1.500 euro.
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Anche la Corte Conti, nella memoria sul DEF 2021 presentata alle Commissioni congiunte Bilancio di Senato e Camera, ha messo in evidenza che servirebbe una “migliore finalizzazione e articolazione” sia del cashback che della lotteria degli scontrini, evitando “la dispersione di risorse con l’incentivazione di operazioni in settori ove non si registrano significativi fenomeni di omessa contabilizzazione dei corrispettivi o nei quali il pagamento mediante carte di debito o di credito è da tempo invalso nell’uso” e concentrandole invece verso gli “acquisti di beni e servizi di modico valore o per i quali sono più probabili fenomeni di occultamento”.