Continua come da programma la strada del Recovery Plan italiano verso la sua stesura definitiva. In questi giorni il premier Mario Draghi ha incontrato i Sindacati per sentirne le opinioni e cogliere i loro suggerimenti. In settimana è poi previsto il Consiglio dei Ministri, dopo di che il PNRR passerà in ultima revisione al Parlamento, per essere trasmesso alla Commissione UE il 30 aprile senza alcun ritardo, nonostante Bruxelles non abbia imposto vincoli stretti sulle tempistiche.
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PNRR: piano per l’occupazione
Il presidente del Consiglio non ha fornito ai Sindacati una bozza del PNRR ma, nel corso dell’incontro a Palazzo Chigi, ha confermato che il Recovery Plan italiano vale 221,5 miliardi di euro, di cui 69 a fondo perduto. I finanziamenti in arrivo dal Next generation EU ammontano a 209 miliardi di euro. Dalla Commissione UE, ha però ricordato il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri, è arrivata la raccomandazione di coinvolgere le parti sociali nella definizione del Piano nazionale. Per Bombardieri «è molto difficile esprimere un giudizio su un Piano sul quale non è stato possibile confrontarsi, non avendo potuto leggere un testo scritto», per questo «abbiamo posto, innanzitutto, una questione di metodo e cioè quale si pensa debba essere il livello del confronto con le parti sociali».
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«Abbiamo chiesto che, così come accade in Francia, al Piano siano allegate anche le posizioni espresse dalle parti sociali. Inoltre, abbiamo insistito affinché sia stabilito un cronoprogramma degli interventi, con i conseguenti impatti occupazionali e con una particolare attenzione a donne, giovani e Sud, e affinché il Piano sia accompagnato da un progetto di riforme su Pubblica Amministrazione, Fisco, Ammortizzatori sociali e Giustizia, a cui vogliamo dare il nostro contributo con un serrato confronto sul merito. Infine, è indispensabile il rifinanziamento del SURE, il cui programma è stato efficacemente finanziato dall’emissione dei social bond, sapendo che ciò dipende da un impegno diretto dei Governi nazionali. Per noi, il lavoro deve essere al centro delle scelte politiche ed economiche ed è su queste basi che siamo disponibili a dare il contributo delle nostre idee e delle nostre proposte».
A margine dell’incontro con il premier Draghi i Sindacati si sono dichiarati soddisfatti della disponibilità mostrata ad accogliere le loro richieste e in particolare a fare una valutazione sugli impatti occupazionali del Piano: «l’obiettivo del Piano e dei provvedimenti del Governo deve essere creare lavoro. C’è bisogno che questi investimenti siano destinati alla creazione di un piano straordinario per l’occupazione che abbia al centro i giovani, le donne e il Mezzogiorno. Abbiamo chiesto che ogni progetto delle 6 missioni indichi anche quanti posti di lavoro determinerà. Questo è il punto centrale, c’è bisogno di un lavoro stabile, non precario. E le riforme devono vedere un coinvolgimento maggiore delle parti sociali. Abbiamo chiesto di non allontanarsi dai contenuti indicati dalla Commissione sui grandi investimenti per innovazione digitale, sostenibilità ambientale, transizione ecologica, lavoro, famiglia, sanità, scuola, PA e Mezzogiorno. Vogliamo essere coinvolti nella discussione sul dettaglio dei progetti per capire quali sono i risultati attesi e quali le ricadute sociali» ha sottolineato il segretario della Cgil, Maurizio Landini.
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La risposta di Draghi sembra essere stata positiva: «ci ha parlato della necessità che sull’attuazione del Piano ci sia una mobilitazione collettiva e che il Governo è disponibile ad interloquire in maniera permanente con le parti sociali e le forze politiche nazionali e locali», ha dichiarato il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra. Sui contenuti del Recovery Plan le sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil torneranno quindi ad incontrarsi con Draghi dopo il primo maggio, quindi dopo che il PNRR sarà arrivato a Bruxelles.