Il decreto Sostegni bis conterrà probabilmente anche la proroga dello smart working semplificato: di fatto, il Governo è intenzionato a prolungare il periodo in cui le imprese possono utilizzare il lavoro agile senza accordi individuali e, in mancanza di nuovi provvedimenti di prossima emanazione – la procedura agevolata scade a fine aprile, come previsto dall’articolo 90 del dl 34/2020 (il decreto Rilancio) – è plausibile che la sua estensione possa trovare posto nel nuovo decreto economico anti Covid.
Ricordiamo che le disposizioni del decreto Rilancio hanno permesso finora ai datori di lavoro privati di applicarlo ad ogni contratto subordinato, anche in assenza degli accordi individuali previsti dagli articoli da 18 a 23 della legge 81/2017. Il Milleproroghe ne ha disposto l’applicazione fino a fine emergenza o comunque non oltre il 30 aprile. E’ questo il motivo per cui la proroga dello stato d’emergenza non comporta automaticamente il prolungamento dello smart working, che necessita di una disposizione normativa specifica.
Smart working nel Decreto Sostegni bis
Tempi stretti, dunque, che costringerebbero le imprese a uno sforzo organizzativo non indifferente, visto l’alto numero di personale in smart working (peraltro, previsto anche da norme e protocolli anti Covid). Da qui l’ipotesi del decreto Sostegni bis, che dovrebbe arrivare in tempo per consentire una prosecuzione senza soluzione di continuità. Come arco temporale di riferimento, l’ipotesi è fine settembre: in questo modo, le imprese potrebbero continuare ad applicare il lavoro agile con le attuali regole semplificate fino a dopo l’estate.
Modalità semplificata in scadenza
Presso il Ministero del Lavoro è stato predisposto un team appositamente dedicato alla proroga. Fra le forze che compongono la maggioranza di Governo, sembra esserci un’intesa relativamente ampia sull’ipotesi di prolungarlo almeno fino alla fine di settembre, con una prospettiva anche più lunga rispetto a quella dello stato d’emergenza Covid, che con ogni probabilità durerà invece fino al 31 luglio. Il punto fondamentale è facile da intuire: le imprese devono poter predisporre il ritorno al lavoro in sicurezza (quindi, è importante che questo avvenga a campagna vaccinale in stato avanzato). E devono avere anche avere il tempo di organizzare eventuali nuove regole interne sul ricorso al lavoro agile, attivando gli strumenti previsti dalla legislazione ordinaria (la normativa di riferimento sono gli articoli da 18 a 23 della legge 81/2017). L’auspicio è che in autunno si possa programmare il rientro in ufficio e in azienda per tutti e in sicurezza, in considerazione dell’andamento sia della campagna vaccinale sia del parallelo canale di somministrazione dei vaccini anti Covid sui luoghi di lavoro, che dovrebbe debuttare a maggio (forniture permettendo). L’alternativa è avere il tempo di predisporre quanto meno strumenti contrattuali che consentano lo smart working anche dopo l’emergenza.
Smart working oltre l’emergenza
In questo anno di pandemia lo smart working ha consentito di proseguire l’attività lavorativa in sicurezza. E come indicano diversi report sul tema, sembra destinato a restare nella vita aziendale, anche dopo l’emergenza Covid. In base alle rilevazioni, molte imprese sono intenzionate ad utilizzarlo anche in futuro, perchè tra le altre cose abbatte i costi fissi e tutela la sicurezza (e spesso anche il benessere) dei dipendenti senza ridurre le performance (questo lungo anno lo ha dimostrato).
Secondo Fondirigenti, il 54% delle aziende lo vuole prevedere in modo permanente e, nel post pandemia, in media si prevedrà 2,6 giorni a settimana in presenza e i restanti 2,4 a distanza.
Come si preparano le aziende
(report Fondirigenti)
Secondo l’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano – secondo cui gli elementi su cui le imprese stanno pensando di intervenire sono organizzazione degli spazi di lavoro, digitalizzazione dei processi e orario di lavoro – il 70% di chi ha un progetto di lavoro agile aumenterà le giornate in cui è possibile lavorare da remoto, passando da un solo giorno alla settimana prima della pandemia a una media di 2,7 giornate a emergenza conclusa. Il 65% coinvolgerà più persone nelle iniziative, il 42% includerà profili prima esclusi, il 17% agirà sull’orario di lavoro.