Nel 2020, l’Italia ha perso quasi 40 miliardi (39,2) di salari, tra lockdown, chiusure e cassa integrazione Covid, con il dato peggiore di tutta l’UE assieme alla Spagna. In Italia il calo tra stipendi e salari è stato del 7,47% rispetto al 2019, contro una media europea dell’1,92 (UE a 27). Sono dati emersi dall’ultimo aggiornamento Eurostat delle tabelle legate al mercato del lavoro e agli indicatori del PIL a prezzi correnti, che tra il 2019 e il 2020 è diminuito del 7,78% (mentre si attesta a -8,9% il calcolo ISTAT sui volumi).
In termini di occupazione, il tasso è sceso dal 59% del 2019 al 58,1%. E’ il dato peggiore dopo la Grecia. La riduzione media nella UE ancora peggiore per, con un -2,4 punti rispetto al -0,9 dell’Italia. Nel nostro Paese sono crollati soprattutto i contratti a termine, storicamente associati alle attività stagionali e turistiche. In Italia, nell’anno della pandemia si sono persi 464mila posti stabili, senza neanche considerare i lavoratori posti in cassa integrazione.
Il tasso di occupazione femminile presenta dati ancor più preoccupanti: il calo è di 1,1 punti rispetto ad una contrazione media nella UE pari a -0,6 punti. In Italia ha un lavoro il 49% delle donne ed il 67% degli uomini. Un divario smisurato, aggravato dalla tipologia dei posti di lavoro andati in fumo a causa della pandemia da Coronavirus: i più penalizzati sono stati il settore Servizi e il contratto a tempo determinato, tipici ambiti di occupazione femminile.
In Italia, tra l’altro, il 25% delle donne con meno di trent’anni non lavora, non studia e non cerca occupazione, rientrando nei cosiddetti Neet, che in Italia sono aumentatati dal 22,1% del 2019 al 23,3% nel 2020: il peggiore nella UE a 27, con uno scarto di quasi 10 punti (13,7%), interessando una platea di 2,1 milioni di giovani.
Uno scenario su cui si concentrerà nei prossimi anni il PNRR, tra i cui pilastri c’è proprio la maggiore inclusione nel mercato del lavoro dei giovani e delle donne.