Non ci saranno buchi retributivi per i lavoratori in cassa integrazione Covid nella settimana tra il 29 marzo ed il 4 aprile: l’INPS non terrà infatti conto del mancato coordinamento delle norme in materia di integrazione salariale previste dalla Legge di Bilancio 2021 (legge n. 178/2020) – che ha previsto 12 settimane dal 1° gennaio – ed il Decreto Sostegni (dl n. 41/2021), che ha concesso 13 settimane da aprile a giugno (28 settimane per le aziende non coperte da cassa integrazione ordinaria).
In base all’interpretazione dell’Istituto di previdenza, nella generalità dei casi il primo giorno lavorativo del 2021 è stato il 4 gennaio e pertanto, se si fissa a quel giorno la decorrenza della cassa integrazione Covid prevista dalla Manovra 2021, le 12 settimane terminano il 28 marzo. Dall’altro lato, la decorrenza delle successive 13 settimane concesse dal DL Sostegni è scattata nella settimana in cui è collocato il 1° aprile, coprendo quindi anche i giorni da 29 al 31 marzo.
In base a questa interpretazione, si scongiura il rischio di ammanchi in busta paga paventati a seguito del presunto vuoto normativo. Restano scoperti dalle tutele della cassa Covid i soli i datori di lavoro che hanno attivato la CIG da sabato 2 gennaio: in questo caso le settimane di integrazione salariale sono terminate il 27 marzo, con la nuova decorrenza dal 29 marzo.
Il timore era legato soprattutto al settore Industria, nel quale la CIG ordinaria è iniziata il 5 aprile (primo lunedì del mese). MA il comunicato stampa dell’INPS rassicura anche su questo fronte, indicando esplicitamente:
non vi sono “vuoti” di copertura di cassa integrazione per la settimana dal 29 marzo al 4 aprile 2021.
Ad ufficializzare questa interpretazione sarà una circolare di prossima emanazione, su conforme parere del Ministero del
Lavoro.