Adesso è ufficiale: il Sostegni bis, ovvero il nuovo decreto imprese atteso per fine aprile, prevedrà un nuovo criterio per i ristori alle Partite IVA. Lo ha confermato il Premier Mario Draghi, spiegando che gli indennizzi non saranno più parametrati al solo fatturato ma anche ad altre voci di bilancio, come ad esempio l’imponibile fiscale (o l’utile lordo). Un criterio pensato per delineare meglio la platea di beneficiari, concentrandosi su coloro che hanno subito perdite a causa del Covid.
Viene così confermata l’anticipazione del Ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti sulla volontà del Governo di non modificare nella sostanza il meccanismo dei contributi a fondo perduto ma di calibrare in modo diverso il requisito, per renderlo più selettivo. Un giusto mezzo tra accrediti veloci e indennizzi mirati. Questa opzione, tecnicamente potrebbe comportare un iter un po’ più lungo, pur nell’eventualità di basarsi su dati auto-dichiarati. Modificando le regole, infatti, non sarà previsto una erogazione automatica ai beneficiari del primo Decreto Sostegni ma sarà prevista una nuova domanda con una diversa valutazione.
Ricordiamo che il Consiglio dei Ministri ha chiesto un scostamento di Bilancio da 40 miliardi, che saranno interamente destinati al decreto Sostegni bis. La prossima settimana si attende il voto del Parlamento, dopo il quale sarà possibile approvare il provvedimento (atteso al più tardi a inizio maggio). Il premier ha confermato che oltre ai ristori ci saranno misure per coprire i costi fissi delle imprese, in particolare gli affitti, con meccanismi di agevolazione ed esenzione fiscale. Nei giorni scorsi si è parlato di sconti su bollette, IMU, TOSAP e COSAP, canone RAI per alcune tipologie di esercizi (ad esempio, alberghi, ristoranti). Previsti anche:
- interventi per favorire il credito e la liquidità
- e rinvii ed esenzioni delle tasse
- risorse in più per i giovani e per gli enti territoriali.
Draghi ha anche commentato le cifre del DEF e fornito rassicurazioni sul debito, che sale al 159,8%, il livello più alto dal dopoguerra. «Il criterio per uscire dalla situazione di alto debito è produrre la crescita su cui puntiamo, non credo che la situazione sarebbe diversa se avessimo fatto 30 miliardi anziché 40. Con gli occhi di ieri sarebbe stato preoccupante, con gli occhi di oggi non lo è perché la pandemia ha cambiato tutto, le regole europee, i tassi di interesse sono crollati dal 3% allo 0,5 o addirittura negativi. Non è previsto che le regole tornino come era prima domani, vi sarà una discussione che durerà tutto l’anno prossimo e siccome tutti i paesi sono in una situazione simile si lavorerà a una soluzione di buonsenso per la riduzione del debito/Pil». In pratica, se la crescita confermerà le attese, si delinea un processo di uscita dal debito attraverso la crescita.