Per il momento, il tema dei vaccini anti Covid in azienda è in fase di dibattito istituzionale, nel senso che le rappresentanze di imprese, lavoratori e Governo stanno lavorando per stabilire le regole e mettere a punto protocolli adeguati. Quindi, la fase operativa non è partita, né ci sono in questo senso timing ufficiali. Ma c’è un vertice con le parti sociali, convocato per il 6 aprile dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando, che servirà proprio per affrontare il nodo dei protocolli in vista dell’avvio della campagna vaccinale nei luoghi di lavoro. Fino a quando non saranno fissate specifiche regole e procedure, infatti non si potrà passare alla fase operativa.
Ci sono al momento una serie di nodi sul tavolo: il coinvolgimento delle PMI, che più difficilmente possono offrire i propri spazi per aderire alla vaccinazione in azienda rischiando di essere svantaggiate, il coordinamento con le fasi previste dalla campagna nazionale, l’utilizzo degli spazi aziendali solo per le somministrazioni ai dipendenti, oppure per platee più ampie.
Alcuni punti fermi si possono già individuare. Per quanto riguarda il coordinamento con la campagna vaccinale, il piano del ministero della Salute prevede la possibilità di effettuare le vaccinazioni sui luoghi di lavoro nei seguenti termini:
sarà possibile, qualora le dosi di vaccino disponibili lo permettano, vaccinare all’interno dei posti di lavoro, a prescindere dall’età, fatto salvo che la vaccinazione venga realizzata in sede, da parte di sanitari ivi disponibili, al fine di realizzare un notevole guadagno in termini di tempestività, efficacia, livello di adesione.
Dunque c’è un paletto, relativo alla disponibilità di vaccini: al momento il problema dell’approvvigionamento non sembra risolto, le Regioni continuano a rilevare problematiche su questo fronte, ma si può ipotizzare che dalla seconda metà di aprile la situazione migliori, con l’arrivo sul mercato del vaccino di J&J, che fra l’altro richiede una sola somministrazione. Comunque sia, fino a quando non ci sarà una disponibilità di dosi sufficiente per la campagna nazionale, sembra difficile che possa partire il vaccino in azienda anche se in realtà nei luoghi di lavoro potranno essere somministrati indipendentemente dall’età. Quindi, in sintesi, si tratta di una fase che si sovrapporrà alla campagna nazionale, rinforzandola e non rallentandola.
Il secondo punto è rappresentato dai protocolli. Ci sono tutta una serie di problematiche relative all’ampiezza degli spazi che bisogna mettere a disposizione (è uno degli elementi che rischiano di sfavorire le PMI), alla formazione del personale da adibire ai diversi passaggi organizzativi (fermo restando che le somministrazioni devono essere effettuate da personale sanitario), al coinvolgimento dei medici competenti (i medici aziendali), alle questioni legate alla possibilità di scelta del dipendente, alla privacy (questi due aspetti su alcuni punti sono collegati).
L’associazione nazionale dei medici d’azienda e competenti (ANMA) ha messo a punto un protocollo orientativo, che analizza la fattibilità e considera tutti gli aspetti. Ci sono per esempio considerazioni legate alla possibilità delle PMI di aggregarsi, anche con grandi imprese, per partecipare alla campagna. E ci sono protocolli anche firmati a livello regionale dalle parti sociali, come per esempio in Lombardia e in Veneto.
Sul fronte organizzativo, c’è l’iniziativa di Confindustria, che ha effettuato un monitoraggio raccogliendo l’adesione orientativa alla campagna di 7mila imprese sul territorio nazionale, disponibili a fornire spazi e strumenti. Delle 7mila imprese aderenti, il 75% delle imprese si trova nel nord del Paese, il 13% al centro e il 12% tra il sud e le isole.
Altri dati: l’85% di queste imprese appartiene al Sistema Confindustria, ma si sono candidate anche realtà al di fuori di questo perimetro associativo. Hanno risposto all’appello tutti i settori, mettendo a disposizione capannoni, uffici, terminal aeroportuali, porti, stazioni ferroviarie, alberghi, ippodromi e palestre. Si tratta di oltre 10mila locali offerti anche per periodi superiori a tre mesi.
Infine, gli elementi di dibattito anche interni al mondo imprenditoriale. Il progetto di Confindustria, ad esempio, sembra orientato a mettere a disposizione i siti aziendali non solo per il vaccino ai dipendenti, ma al servizio del territorio in cui si trova il punto vaccinale. Ci sono anche proposte invece in base alle quali le imprese potrebbero somministrare il vaccino solo ai propri dipendenti. Infine, le modalità per consentire di partecipare a questa fase anche alle imprese di piccole dimensioni.