Dopo aver varato misure per 1,5 punti percentuali di PIL con il Decreto Sostegni, nelle prossime settimane saranno introdotti ulteriori aiuti, con l’obiettivo di un ritorno alla normalità nella seconda parte dell’anno. Lo ha dichiarato il ministro dell’Economia, Daniele Franco, in vista di una graduale riduazione dei sostegni anti Covid entro dicembre 2021.
Mi aspetto di terminare con le misure di sostegno all’economia verso la fine dell’anno.
L’andamento degli aiuti – e dei provvedimenti d’emergenza del Governo, il prossimo dei quali sarà dunque una sorta di Sostegni bis – è ovviamente legato al trend della pandemia, come hanno ricordato lo stesso Franco ed il Premier Mario Draghi durante la conferenza stampa di presentazione del Decreto Sostegni. Se la campagna vaccinale andrà come si spera ed i numeri scenderanno drasticamente da qui a fine anno, si potrà allora intravedere la possibilità di ridurre le restrizioni e permettere all’economia di ripartire. Diversamente, risorse permettendo (occhi puntati sulla UE), sarebbe difficile pensare di discostarsi di molto dall’attuale strategia di Governo.
L’idea di fermarsi a fine anno con gli aiuti è dunque legata ad una visione “ottimista” ma si auspica realistica della situazione. Il riferimento in quella occasione era al blocco dei licenziamenti e alla cassa integrazione straordinaria, ma si tratta pur sempre di “pacchetti” che vanno in blocco, associati però a misure di rilancio per il mondo produttivo, che sono per l’appunto le nuove misure attese con il prossimo provvedimento. Che si tratti di un Sostegni-bis o altro, poco importa: le imprese chiedono di più. I ristori alle Partite IVA sembrano essere stati poco più di un contentino, considerata l’esiguità della somma concessa (e che arriverà entro aprile, a ristoro di restrizioni decise d’urgenza fin da gennaio).
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Sicuramente il nuovo Governo Draghi sta tentando di fare del suo meglio per dare ascolto a tutte le istanze, tamponando la situazione da un lato e guardando alle grandi riforme dall’altro. Ma il Paese è stanco a dir poco e l’andamento della crisi (Covid ed economica), con l’aggravante della terza ondata alimentata dalle varianti del Coronavirus, non aiuta di certo a guardare avanti con speranza.
Al momento, in vista c’è un nuovo scostamento di bilancio da chiedere al Parlamento per finanziare nuovi strumenti di sostegno economico (si parla di 25 miliardi di euro). M se i 32 miliardi del Decreto Sostegni non sono serviti a cambiare le carte in tavola, è difficile pensare che a molto possano servire le nuove risorse, se ci si limita a distribuire a pioggia poche briciole. Franco è comunque ottimista: dopo il calo del PIL nel primo trimestre 2021, la stima è di una ripresa nel secondo e addirittura di una accelerazione nel terzo e quarto.
Sullo sfondo, i lavori sul PNRR per portre a casa le risorse del Next Generation EU attraverso un Recovery Plan efficace e lungimiante. Il governo deve trasmettere alla Commissione Europea il suo Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza entro fine aprile. Sul piatto ci sono prestiti e trasferimenti per un importo complessivo, da qui ai prossimi sei anni, pari al 10% del PIL italiano.
L’Italia ha un problema di vecchia data di crescita e dinamica della produttività: useremo questi fondi europei, congiuntamente alle risorse nazionali, per affrontare queste debolezze, combattere la pandemia, riportare la crescita ai livelli pre-crisi ma anche per spingere la crescita potenziale, gli investimenti, i tassi di occupazione giovanile e femminile.