Recovery Plan: all’Italia 30 miliardi netti di sussidi

di Anna Fabi

Pubblicato 23 Marzo 2021
Aggiornato 25 Aprile 2021 19:49

Italia ancora indietro sul Recovery Plan ma in buona compagnia, tra i paesi che a conti fatti guadagneranno maggiormente dalle risorse del Recovery Fund.

Tra le priorità del Governo Draghi c’è anche il Recovery Plan, programma di investimenti, piani e riforme che l’Italia deve realizzare per rilanciare il Paese nel post pandemia, così come richiesto da Bruxelles per ottenere  le risorse stanziate con il Recovery Fund nell’ambito del Next Generation EU, maxi-piano da 750 miliardi di euro. Gli Stati Membri devono presentare alla Commissione UE il proprio PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) entro aprile 2021. E se l’Italia è ancora indietro nel mettere a punto un Recovery Plan definitivo, nonostante ci siano Paesi più avanti di altri ancora nessuno ha inviato il proprio a Bruxelles.

Recovery Plan: a che punto sono i Paesi UE

Secondo quanto rivelato dal commissario europeo Valdis Dombrovskis, Francia, Spagna, Grecia, Portogallo e Slovacchia sono i Paesi che hanno compiuto i progressi più significativi sui propri Recovery Plan e questo ha dato loro accesso ai negoziati ufficiali con la Commissione Europea sulle modifiche da apportare alle bozze dei PNRR per arrivare alla loro versione definitiva e a ottenere i finanziamenti europei. Gli altri Paesi Membri sono tutti indietro, compresa l’Italia.

Oltre ad essere tra i Paesi più avanti con la formulazione del Recovery Plan, quelli sopra citati figurano anche tra gli Stati che ci guadagneranno di più, perché riceveranno più soldi di quanti ne dovranno rimborsare. Una situazione vantaggiosa in cui si trova anche l’Italia che, tolti i fondi (all’Italia a oggi spettano 191,5 miliardi di euro) che dovranno essere restituiti entro il 2058, guadagnerà circa 30 miliardi netti di sussidi.

Recovery Plan: i prossimi step

Per ottenere i fondi UE, fondamentale è che:

  • i Governo rispettino la scadenza del 30 aprile, data entro la quale bisogna presentare i PNRR ufficiali a Bruxelles, che poi avrà fino a due mesi di tempo per valutarli e passarli al vaglio del Consiglio europeo, che si prenderà un altro mese di tempo. Se tutto andrà bene, l’UE inizierà ad inviare agli Stati il 13% delle risorse promesse entro l’estate. I fondi poi potranno essere utilizzati fino al 2026 e restituiti entro il 2058;
  • i parlamenti nazionali ratifichino il debito europeo (per ora l’hanno fatto solo in 13 su 27, Italia inclusa).

=> Recovery Plan: come funziona la suddivisione dei fondi

Il Recovery Plan Draghi

La gestione del PNRR in Italia è coordinata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), con il suo gruppo di lavoro e pochi altri Dicasteri, tra i quali spicca il Ministero per l’Innovazione tecnologica. Tutti i ministeri hanno “presentato il conto”, in molti casi cavalcando misure di forte impatto tanto per le le attività d’impresa quanto per i consumi delle famiglie. Ad esempio con la proroga del Superbonus 110% sui lavori fino al 2023.

La nuova bozza del Recovery Plan italiano redatta dal Governo Draghi non ha stravolto quella precedentemente proposta dal Governo Conte, ma l’ha arricchita per rendere il Piano più aderente ai requisiti richiesti dall’UE. Inoltre, vengono fornite indicazioni più chiare circa target, milestones, obiettivi e ripartizione temporale della spesa prevista. La vaghezza di queste informazioni nella versione precedente del PNRR era stata oggetto di critiche da parte di Bruxelles. Le risorse destinate alle missioni e l’impianto di fondo del PNRR restano invece immutati.