In Italia sono attive 4,6 milioni di Partite IVA che, a causa dell’emergenza Covid, hanno subito forti penalizzazioni e per le quali sono previsti indennizzi e ristori spesso insufficienti o comunque erogati con enormi ritardi. Sulla base di questa premessa, è indetto il primo sciopero nazionale delle Partite IVA per mercoledì 10 marzo con ritrovo alle ore 10:00 a Piazza del Popolo a Roma.
È prevista l’adesione di diverse di associazioni nazionali e regionali, riunite nel chiedere al Governo Draghi misure veloci e concrete, come sottolinea Giuseppe Palmisano, presidente di “Associazione Partite IVA Insieme per Cambiare”:
Le micro, piccole e medie imprese, gli autonomi ed i cassintegrati, rappresentano la realtà lavorativa che più di ogni altra ha subito danni economici a causa delle restrizioni imposte dai vari Dpcm. Per questi lavoratori i sussidi si sono ridotti a mere promesse.
Il manifesto dello sciopero generale parla chiaro:
- stop alle chiusure e via libera agli indennizzi per le attività colpite, che devono
essere non inferiori al 75% compreso un equo fondo perduto per le nuove attività; - occorre un piano straordinario di stimolo alla crescita delle imprese e dell’economia, all’incremento occupazionale, agli investimenti, al recupero delle aziende emigrate;
- è necessario un drastico taglio del carico fiscale (detassazione totale utili reinvestiti, aliquota unica 10% sul reddito d’impresa prelevato dall’imprenditore, aliquota massima 33% sulle ulteriori somme prelevate dall’imprenditore);
- condono fiscale e premialità per i virtuosi;
- liquidità immediata alle imprese e moratoria rating bancari;
- più tutele per il lavoro autonomo a partire da ISCRO, l’ammortizzatore sociale per le Partite IVA (acronimo di Indennità straordinaria di continuità reddituale e operativa) che sarà introdotto in via sperimentale fino al 2023, valido inizialmente solo per gli autonomi della gestione separata INPS.