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Mini zone rosse e arancione scuro: cosa si può fare

di Anna Fabi

Pubblicato 26 Febbraio 2021
Aggiornato 28 Febbraio 2021 08:20

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Spostamenti, scuole, lavoro, attività economiche: ecco le regole Covid nelle zone arancioni scuro e nelle mini zone rosse, caso per caso.

Oltre alle zone rosse, arancioni, gialle e bianche del DPCM nazionale per classificare le Regioni e stabilire le regole Covid, sono state  introdotte mini zone rosse e zone arancione scuro in base al rischio contagio. Queste nuove distinzioni cromatiche identificano aree all’interno delle Regioni in cui si presentano focolai Covid, e nelle quali bisogna seguire indicazioni diverse da quelle dell’intera Regione. Molto in sintesi:

  • le mini zone rosse prevedono misure di lockdown in genere analoghe a quelle della zona rosse nazionale;
  • le zone arancione scuro prevedono misure di contenimento particolari, definite con delibera regionale.

Al momento, le zone arancioni scuro (o rafforzate) sono previste in alcune province di Lombardia ed Emilia Romagna (con regole differenti per ciascuna regione).

  • Lombardia: Brescia e provincia, otto comuni della provincia di Bergamo (Viadanica, Predora, Adrara San Martino, Sarnico, Villongo, Castel Calepio, Credaro, Gandosso), uno in provincia di Cremona (Soncino). La zona arancione rafforzata è prevista fino al 2 marzo (dallo scorso 23 febbraio).
  • Emilia Romagna: Bologna e provincia (dal 27 febbraio al 14 marzo), comuni di Imola, Castel San Pietro, Medicina, Mordano, Castel Guelfo, Dozza, Casalfiumanese, Fontanelice, Borgo Tossignano, Castel del Rio, Bagnara di Romagna, Conselice, Massa Lombarda, Riolo Terme (dal 25 febbraio all’11 marzo).

Zona arancione scuro in Lombardia: regole

Le misure restrittive sono contenute nell’ordinanza regionale 705 del 23 febbraio.

  • Spostamenti: sono valide le restrizioni delle normali zone arancioni (coprifuoco e divieto di uscire dal proprio Comune) ed in più non si può andare in abitazioni private diverse dalla propria, né si possono raggiungere le seconde case.
  • Scuola: stop didattica in presenza sia negli asili sia nelle scuole di ogni ordine e grado, sospese anche le attività di laboratorio, resta la possibilità di didattica in presenza esclusivamente per alunni con disabilità e bisogni educativi speciali. Attenzione: anche nelle scuole che si trovano fuori dai comuni arancione rafforzato, è “fortemente raccomandato” predisporre la didattica a distanza (DAD) per studenti che vengono da questi Comuni; fortemente raccomandata anche per le università, che sospendono anche frequenza di attività formative e curriculari.
  • Smart working nella PA (in tutti i casi in cui è possibile): stop a tutte le attività agricole, di controllo faunistico, venatorie e di pesca che precedentemente che erano consentite in base alle precedenti ordinanze.

Zona arancione scuro Emilia Romagna: regole

Ci sono due diverse ordinanze regionali, del 24 e del 26 febbraio (la prima per i comuni della provincia di Imola e confinanti, la seconda per Bologna e provincia), che prevedono le stesse restrizioni.

  • Spostamenti: le regole sono le stesse previste nelle zone arancioni scuro lombarde. Niente spostamenti per andare a trovare parenti e amici o per raggiungere le seconde case.
  • Chiusure: restano chiusi anche i i musei.
  • Scuola: resta l’attività in presenza degli asili mentre le altre attività didattiche si svolgono a distanza (eccezione per alunni con disabilità e bisogni educativi speciali), DAD obbligatoria anche nelle università.
  • Smart working nella PA.

Per quanto riguarda le attività economiche, le regole sono le stesse in entrambe le Regioni. Sostanzialmente non sono previste ulteriori limitazioni rispetto a quanto stabilito dalle regole nazionali per le zone arancioni. Quindi negozi aperti, bar e ristoranti senza servizio al tavolo, take away fino alle 18 nei bar e fino alle 22 nei ristoranti, delivery senza limitazioni di orario.

Le mini zone rosse

I lockdown locali prevedono anche mini-zone rosse. La mappa ad oggi è la seguente.

  • Lombardia: Bollate (Milano), Viggiù (Varese) e Mede (Pavia) fino al 3 marzo.
  • Toscana: Siena e Pistoia, e relative province, dal 27 febbraio al 7 marzo; Cecina, in provincia di Livorno fino al 4 marzo.
  • Umbria: Perugia e provincia, fino al 28 febbraio.
  • Lazio: Torrice (Frosinone), Colleferro, Carpineto romano e Roccagorga (Latina) fino al 6 marzo; Monte San Giovanni Campano (Frosinone) fino al 12 marzo.
  • Abruzzo: Chieti e Pescara fino al 28 febbraio, Ateleta, Campo Di Giove, Cansano, Ortona dei Marsi e Roccacasale (provincia dell’Aquila) fino al 7 marzo.
  • Molise: Termoli, Acquaviva Collecroce, Campomarino, Casacalenda, Castelmauro, Civitacampomarano, Colletorto, Guardialfiera, Guglionesi, Larino, Mafalda, Montecilfone, Montefalcone nel Sannio, Montemitro, Montenero di Bisaccia, Montorio nei Frentani, Palata, Petacciato, Portocannone, Ripabottoni, Rotello, San Felice del Molise, San Giacomo degli Schiavoni, San Giuliano di Puglia, San Martino in Pensilis, Santa Croce di Magliano, Tavenna e Ururi, Bonefro, Lupara, Montelongo, Morrone del Sannio e Provvidenti fino al 7 marzo.
  • Sicilia: San Cipirello e San Giuseppe Jato (Palermo) fino all’11 marzo.

Infine, in Liguria ci sono limitazioni fino al 5 marzo nei distretti di Ventimiglia e Sanremo (chiusi asili e scuole), ma senza zona arancione scuro o rossa. Sottolineiamo che su tutti i portali delle Regioni ci sono in evidenza le ordinanze relative ai mini-lockdown con le relative regole.

Le regole per le mini zone rosse

In genere le regole sono quelle previste dalle zone rosse nazionali, quindi, divieto di spostamenti anche all’interno del proprio comune, niente visite a parenti e amici, negozi chiusi, bar e ristoranti, take away e delivery con gli orari sopra riportati per le zone arancioni.

Per quanto concerne la didattica, l’indicazione contenuta nell’ultimo verbale del CTS – e che potrebbe trovare posto nel nuovo DPCM – prevede DAD (didattica a distanza) nelle scuole di ogni ordine e grado, tanto nelle regioni quanto nelle province e nei comuni in zona rossa, così come nelle aree ad alta incidenza (250 casi ogni 100mila abitanti in sette giorni) e laddove siano state adottate misure di isolamento in ragione della  circolazione di varianti con alto rischio di diffusività.